Marghera: dieci operai della Vinyls salgono sui camini del Petrolchimico per protesta

Pubblicato il 25 Novembre 2010 - 18:05 OLTRE 6 MESI FA

Dieci operai della Vinyls, tra cui una donna, sono saliti sui camini del Petrolchimico di Marghera. Le tute blu hanno raggiunto la cima delle torri per protestare contro “l’immobilismo del governo” sui destini dell’azienda, dopo che anche l’incontro di ieri tra il ministro Paolo Romani e i commissari straordinari non aveva portato ad una decisione sulle offerte giunte per i tre siti italiani della società.

Sei operai, si apprende da fonti sindacali, sono saliti sulla torre Cv 22-3 della Vinyls, e si trovano ad un’altezza di circa 150 metri da terra. Altri quattro si trovano invece sull’arco della Polimeri Europa, ribattezzato ponte “Bossi”. Una struttura che già qualche anno fa era stata presa di mira dagli attivisti di Greenpeace. “Quelli di Greenpeace – ha commentato Massimo Meneghetti, della Cisl veneziana – erano saliti per chiedere di chiudere la chimica. I lavoratori oggi invece vogliono dire che bisogna riaprire la chimica”.

“I sei saliti sulla “fiaccola” della Vinyls sono intenzionati a restarvi – ha spiegato Massimo Meneghetti, della Cisl – fino a quando non vedranno soluzioni concrete per il loro futuro”. I lavoratori sono stati contattati al telefono dall’assessore provinciale al lavoro Paolino D’Anna, e dal vice sindaco di Venezia, Sandro Simionato, giunti sul posto, ma si sono rifiutati di scendere Assieme a D’Anna e Simionato sono poi saliti sulle torri anche il consigliere regionale di Rifondazione Pietrangelo Pettenò e quello comunale Sebastiano Bonzio.

”E’ brutto a quasi 50 anni d’età, dopo 26 di lavoro in un’azienda chimica, vedersi costretto a salire su una torre a 150 metri purché si parli finalmente degli operai!”, dice uno degli operai sulla torre. Con lui, veneziano, si trovano su un ballatoio della torre, completamente esposto, altri cinque colleghi, tra i quali una donna. ”Abbiamo impiegato un quarto d’ora a salire – spiega – tra soste per prendere fiato e ripartenze. Prima si sale per una scala a chiocciola, poi l’ultimo tratto è su una scaletta alla ‘marinara’. Noi siamo abituati, certo non è una cosa che si fa tutti i giorni”.

Sul loro ‘nido’ d’aquila si sono portati coperte, sacchi a pelo a qualcosa da mangiare e da bere. ”Non siamo sospesi nel vuoto – aggiunge l’operaio – ma fa parecchio freddo, siamo completamente esposti agli agenti atmosferici, non c’e’ nessuna tettoia”.

”Vogliamo far capire – prosegue l’uomo – che in Italia non si parla piu’ di lavoro. I lavoratori, quelli che si alzano presto la mattina e tornano a casa a sera dalla fabbrica, non fanno piu’ notizia. Cosi’ siamo obbligati a queste forme di protesta”. Un anno fa l’uomo e altri operai erano gia’ saliti su quwesta torre, sempre per la vertenza Vinyls, e vi rimasero tre giorni. ”Su Marghera – conclude – vediamo che si continua a dilazionare i tempi. Per salvare la Vinyls c’e’ in campo una sola proposta seria, quella del fondo svizzero Gita. Con questi bisogna trattare. Se poi qualcuno ha soluzioni migliori ce le proponga”.