Verona, uccisa per l’eredità: carcere per l’amica, libere le figlie

Pubblicato il 14 Ottobre 2011 - 15:25 OLTRE 6 MESI FA

Maria Armando

VERONA – Un omicidio stile Pietro Maso, una donna, Maria Armando, uccisa a coltellate per un’eredità. Probabilmente, secondo l’accusa, dalle figlie e da alcuni loro amici. Via libera, dopo 17 anni da quell’omicidio, all’arresto di Alessandra Cusin, libere invece le figlie e i due presunti complici. Lo ha deciso la Corte di Cassazione.

Maria Armando venne uccisa in casa il 23 febbraio del 1994. Nella ricostruzione dell’accusa le figlie della donna, Katia e Cristina, il fidanzato di quest’ultima, Salvador, e l’amica Marika, avrebbero prima colpito con un pugno la donna per poi finirla a coltellate. Il movente era l’appartamento e un po’ di soldi. La svolta nel 2010 grazie a un’intercettazione. Alessandra Cusin, che oggi ha 37 anni, viene ascoltata mentre dice al fidanzato: “Il brutto è che quando ci ha aperto avevamo guanti e tutto quanto… L’ha vista lì, quell’altro che era con la Marika è andato giù di brutto, proprio, subito il pugno in faccia che l’ha stordita… gli tenevano la testa e l’ha finita… credimi è una cosa che mi resterà per tutta la vita… quei momenti lì”.

Lei poi si difenderà così: “Ma no no no, mi ero inventata tutto con Mauro (l’amico e convivente, ndr ) – ha detto in un’intervista al Corriere -. Ero invaghita di lui e temevo di perderlo e così, siccome mi diceva che non se ne faceva nulla di una mammoletta, ho voluto farmi vedere forte”. Ora è arrivata la richiesta d’arresto, ma solo per lei. Gli altri rimangono indagati ma non ci sarebbero elementi forti contro di loro da giustificare il carcere.