Massimo Bossetti, giudici dicono no ai video della difesa: “Non ci lasciamo suggestionare”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Luglio 2017 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, giudici dicono no ai video della difesa: "Non ci lasciamo suggestionare"

Massimo Bossetti, giudici dicono no ai video della difesa: “Non ci lasciamo suggestionare”

BRESCIA – No ai video al processo di appello a Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio nel novembre del 2010. “I video non ci interessano, noi non ci lasciamo suggestionare, non ci servono, avete già fatto 258 pagine di motivi di appello più 110 di motivi aggiunti dove avete già scritto tutto e criticato in maniera estesa”, ha risposto il presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia, Enrico Fischetti, alla richiesta dei difensori di Bossetti che, ad inizio udienza, hanno anticipato di voler accompagnare le loro arringhe con alcune slide e con video “anche per catturare l’attenzione”.

I giudici si sono detti disponibili ad accettare le slide, “purché depurate, vi prego, da ciò che non è contenuto negli atti e nei documenti del processo e nei motivi d’appello”, ma i “video non ci interessano, facciamo 20 processi all’anno su omicidi anche gravi, con bambini morti bruciati, e nessuno ci ha mai proposto video”.

All’inizio dell’udienza, prima che iniziasse a parlare il legale di parte civile, gli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno preannunciato che nelle loro arringhe di oggi avrebbero avuto bisogno di strumenti per proiettare documenti e video. Il giudice Fischetti, dopo aver fatto notare che “la richiesta potevate anche farla prima”, ha chiarito: “Il processo d’appello è un processo su documenti scritti e di discussione orale” e “la cornice delle discussioni dovrà rimanere all’interno dei motivi d’appello e quindi degli atti e dei documenti contenuti in quei motivi”.

Oggi, giovedì 6 luglio, è il giorno della difesa di Bossetti, in cui i suoi avvocati proveranno a smontare l’accusa che gli è costata l’ergastolo poco più di un anno fa perché avrebbe ammazzato la ragazzina di 13 anni scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) il 26 novembre del 2010 e trovata morta in un campo di Chignolo d’Isola esattamente tre mesi dopo.

Nel Tribunale bresciano sono arrivati anche la moglie del muratore, Marita Comi, la madre, Ester Arzuffi, e la sorella, Laura Bossetti, oltre all’ormai solito pubblico che ha fatto la fila per prendere posto nell’aula che contiene poco più di 200 persone, giornalisti compresi. Vietate foto e riprese, rigide le misure di sicurezza.

Per ottenere l’assoluzione, in particolare, gli avvocati di Bossetti punteranno sulla riapertura del procedimento attraverso la richiesta di una serie di nuovi accertamenti, una sorta di maxi perizia, tra cui quelli sulla prova del Dna, “granitica” stando al verdetto di primo grado, oltre che sulle fibre trovate sul cadavere di Yara che sarebbero compatibili con quelle del furgone del muratore.