Massimo Giuseppe Bossetti “il favola”, alla sorella aggredita polizia non crede

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Marzo 2015 - 12:17| Aggiornato il 4 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Giuseppe Bossetti "il favola", alla sorella aggredita polizia non crede

Massimo Giuseppe Bossetti “il favola”, alla sorella aggredita polizia non crede

ROMA – Massimo Giuseppe Bossetti detto “il favola” dai suoi stessi colleghi di lavoro. Perché amava inventarsi frottole, dare spiegazioni iperboliche per banali assenze. E, a questo punto accusano gli inquirenti, da mesi ne racconta altrettante per difendersi dall’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. E poi Laura Bossetti, la sorella gemella di Massimo, che da agosto a gennaio ha collezionato 4 denunce per aggressione. Va dalla polizia e racconta di essere stata picchiata, ma ora gli agenti non le credono più. Certificati medici dove non risulta nemmeno un graffio, telecamere che non documentano alcuna aggressione, anzi. “Favola” come il fratello? Probabile, a detta di chi segue le indagini.

Le storie di Bossetti-“favola” sono eclatanti. In cantiere aveva raccontato di avere un tumore al cervello per avere l’opportunità di assentarsi a lungo dal lavoro e seguire alcuni lavori per conto suo, privatamente. Poi inventò tre ernie al disco, infine di essersi rotto il setto nasale, di essere stato sbattuto fuori casa dalla moglie, di avere la diffida di un legale, di fare la chemioterapia. Tutto inventato, dicono ora i Ros di Brescia che hanno concluso l’indagine con una dettagliata relazione.

Il”furto di sangue”.  Chiedono gli inquirenti: se è innocente, come mai il suo sangue è sul corpo di Yara? Risponde Bossetti: “Ipotizzo di aver perso un guanto o uno straccio sporco di sangue e qualcuno è andato a depositarla su… su questa bambina qua”. Un’idea? “Sì, il Massimo Maggioni che mi aveva prestato uno straccio rosa scuro una volta che mi ero ferito una mano… lui provava invidia per la mia bellissima famiglia… Io non voglio accusare nessuno, però l’ho visto allo stato come fa… cioè un cane che sbava”. Maggioni era ricoverato nei giorni del rapimento di Yara, ha quindi un alibi incontrovertibile.

E poi le intercettazioni in carcere durante i colloqui con la moglie, Marita, che fa mille domande: “Massi, perché dicevi che avevi un tumore? Ma cosa cazzo hai detto?”. “Massi, come mai ti ricordi che quella sera avevi il cellulare scarico ma non ricordi cosa hai fatto o dove sei stato?”. “Massi, hai capito? Riesci a girare lì a Brembate per tre quarti d’ora… è tanto! Capito? Non puoi girare lì tre quarti d’ora così… a meno che non aspettavi qualcuno!”. “Ci ho pensato Massi… eri lì quella sera, non mi ricordo l’ora che sei venuto a casa, non mi ricordo neanche cosa hai fatto… perché all’inizio eravamo arrabbiati, comunque non te l’ho chiesto, mi è uscito dopo, non mi hai mai detto cosa hai fatto! Non me l’hai mai detto!”.

Laura Bossetti e le 4 aggressioni. Gli investigatori hanno smesso di credere alla sorella di Bossetti in base alle immagini riprese dalle telecamere installate nei luoghi dove la donna ha detto di essere stata aggredita. E anche, in un caso, dalle dichiarazioni e dai referti dei medici dell’ospedale dove si è recata, sostenendo di aver avuto addirittura alcune costole rotte. In questo caso la donna sarebbe giunta al pronto soccorso “senza alcun graffio”.