Massimo Giuseppe Bossetti, quando accusò il socio del cognato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2015 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Giuseppe Bossetti (foto Ansa)

Massimo Giuseppe Bossetti (foto Ansa)

BERGAMO – Arresto il 16 giugno per l’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti, l’8 luglio accusò  – come riporta e scrive Armando Di Landro del Corriere della Sera – un socio del cognato: Massimo Maggioni, di Brembate di Sopra. Solo ora – scrive Armando Di Landro – emerge che la procura della Repubblica aveva disposto tutti gli accertamenti possibili proprio sul conto di Maggioni per non escludere nulla e per verificare ogni circostanza anche a favore dell’indagato.

Cosa aveva detto Massimo Bossetti al pubblico ministero? Scrive Armando Di Landro: “Soffro di epistassi, spesso perdo sangue dal naso. Mi accadeva anche mentre lavoravo” era stata la premessa di Massimo Giuseppe Bossetti. Per poi aggiungere che di frequente si ripuliva con un fazzoletto, che gettava nell’immondizia in quel cantiere di Palazzago. E spiegando che proprio lì, tra quelle villette in costruzione, Maggioni era una delle persone più presenti, tra coloro che potevano avere a disposizione tutto quel che si gettava per terra o nella spazzatura. Ma dando anche dei dettagli sul collega, sul socio di suo cognato, una persona a cui piacciono «le ragazze giovani». Tanto che almeno in un paio di occasioni, durante l’interrogatorio, Bossetti era stato fermato dal pm che lo metteva sull’attenti sul rischio di calunniare la persona di cui stava parlando. Affermazioni non certo leggere, le sue, che non potevano lasciare indifferenti né il sostituto procuratore né i due ufficiali del Ros di Brescia presenti.

Da lì la necessità di accertare ogni circostanza, arrivando infine ad escludere che ci fosse qualsiasi attinenza tra le dichiarazioni dell’indagato e la posizione di Massimo Maggioni. Una serie di accertamenti che hanno anche permesso di escludere, in via definitiva, l’ipotesi alternativa sul Dna, e di consolidare ulteriormente la pista principale, quella che ha portato all’arresto del carpentiere di Mapello.osa aveva detto Massimo Bossetti al pubblico ministero? Proprio sulla figura di Maggioni, risulta ora, l’indagato avrebbe costruito la sua ipotesi alternativa sul Dna.
«Soffro di epistassi, spesso perdo sangue dal naso. Mi accadeva anche mentre lavoravo», era stata la premessa. Per poi aggiungere che di frequente si ripuliva con un fazzoletto, che gettava nell’immondizia in quel cantiere di Palazzago. E spiegando che proprio lì, tra quelle villette in costruzione, Maggioni era una delle persone più presenti, tra coloro che potevano avere a disposizione tutto quel che si gettava per terra o nella spazzatura. Ma dando anche dei dettagli sul collega, sul socio di suo cognato, una persona a cui piacciono «le ragazze giovani». Tanto che almeno in un paio di occasioni, durante l’interrogatorio, Bossetti era stato fermato dal pm che lo metteva sull’attenti sul rischio di calunniare la persona di cui stava parlando. Affermazioni non certo leggere, le sue, che non potevano lasciare indifferenti né il sostituto procuratore né i due ufficiali del Ros di Brescia presenti.
Da lì la necessità di accertare ogni circostanza, arrivando infine ad escludere che ci fosse qualsiasi attinenza tra le dichiarazioni dell’indagato e la posizione di Massimo Maggioni. Una serie di accertamenti che hanno anche permesso di escludere, in via definitiva, l’ipotesi alternativa sul Dna, e di consolidare ulteriormente la pista principale, quella che ha portato all’arresto del carpentiere di Mapello.