Mauro Corona: “Sono di sinistra, ma se uno entra in casa mia gli sparo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Agosto 2017 - 17:30 OLTRE 6 MESI FA
Mauro Corona: "Sono di sinistra, ma se uno entra in casa mia gli sparo"

Mauro Corona: “Sono di sinistra, ma se uno entra in casa mia gli sparo”

ERTO E CASSO (PORDENONE) – “Sono di sinistra, ma se uno entra in casa mia gli sparo”: a parlare, intervistato dal Gazzettino, è lo scrittore Mauro Corona, che alcuni giorni fa ha subito l’irruzione notturna in casa di un gruppetto di vandali che gli ha distrutto la vetrata dello studiolo mentre stava riposando al suo interno.

Corona non è pentito della sua reazione: ha imbracciato una scure affilata e, ancora scalzo, li ha inseguiti nella notte. “E’ stata quella la loro fortuna, ha spiegato, e forse anche la mia: sono ancora in forma e loro erano ubriachi. Con le scarpe ai piedi li avrei raggiunti. E ammazzati. Poi di fronte al giudice non avrei cercato giustificazioni: ho fatto fuori delle m… e adesso pago”.

“La destra, ha spiegato al Gazzettino Corona, dice che bisogna sparare, mentre la sinistra dice che non bisogna sparare. Ma non è che si viva sempre con la destra o con la sinistra in testa, si vivono delle situazioni. Ed in certi momenti, quando ti senti umiliato, offeso, deriso, oltraggiato come mi sono sentito io alle 3 e 8 minuti dell’altra notte, può succedere che la testa ti scoppi. E non è che stai a guardare l’orologio, come vorrebbe la nuova legge sulla legittima difesa, per vedere se è abbastanza tardi per poter reagire: ho inseguito quei disgraziati con un’ascia e se li avessi raggiunti li avrei fatti fuori, perché certi barbari vanno educati a sprangate».

Lo stesso Corona si è sorpreso della veemenza delle sue gesta: “Sono le situazioni che ti cambiano gli atteggiamenti. Prima di sabato notte non avrei pensato di essere così sprezzante della vita degli altri. Il problema è che ora la penso ancora allo stesso modo: entri in casa mia e io prendo le armi che ho a disposizione e ti uccido”.

Lo scrittore, scultore e alpinista friulano è indiavolato per la motivazione del gesto subito, fine a se stesso: “Almeno l’avessero rubata quella scultura in bronzo. Invece, non hanno nemmeno la cultura che quell’oggetto può essere commerciabile, l’hanno usata come ariete per cagionare un danno e farsi due risate. E’ gentucola, ignorante e vigliacca: potevano aspettarmi. Sarò stato anche armato di scure, ma loro erano in quattro o cinque. Lì ho sentiti che confabulavano, erano le 3:08. Un secondo dopo hanno distrutto il vetro e sono scappati sghignazzando. Hanno pensato: facciamolo a Corona così ci prendiamo un po’ di notorietà. Ragazzi vi è andata bene perché potevate essere sottoterra e io al carcere del Castello a Pordenone, perché non solo hanno provato a spaventare me, ma hanno pure terrorizzato mia figlia con quel boato in piena notte che sembrava il preludio ad un’irruzione”.

Per l’artista di Erto e Casso il problema è la mancanza di certezza della pena: “Anch’io ne ho fatte quando ero più giovane e lo ho pure pagate. Ho avuto cinque processi, tre per bracconaggio e due per ubriachezza molesta, saldando multe di milioni di lire. Adesso tutti sanno che se non c’è sangue le forze dell’ordine non si scomodano nemmeno a venire. E quando il sangue c’è, come quello del poliziotto accoltellato, il giorno dopo l’autore è già fuori”.

Corona si appella ai politici: “Non si sono accorti di cosa sono capaci questi disgraziati, arroganti e menefreghisti rispetto a conseguenze che sono comunque minime. E’ ora che si intervenga, perché le conseguenze della legittima difesa in casa propria diventeranno devastanti. Bisogna trovarsi in quelle situazioni per capire che non si riesce a ragionare ma prevale soltanto il senso di vendetta nei confronti di chi viola la tua intimità”.