Meridiana, Gian Antonio Stella: “Hostess e steward che vogliono restare cassintegrati”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Settembre 2014 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Meridiana, Gian Antonio Stella: "Hostess e steward che vogliono restare cassintegrati"

Meridiana, Gian Antonio Stella: “Hostess e steward che vogliono restare cassintegrati”

ROMA – Una hostess e uno steward Meridiana che fanno causa all’azienda che li ha messi in cassa integrazione perché li richiama al lavoro. E’ lo “strano caso” di cui parla Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di domenica, fornendo però una versione dei fatti criticata dall’associazione cassintegrati della Meridiana. Ecco cosa scrive Stella:

Maria e Donato, chiamiamoli così, vengono assunti da Eurofly, oggi Meridiana Fly, nel 1998. Ruolo: assistenti di volo. Dopo un po’ diventano rappresentanti dell’Usb, una delle dieci (dieci!) sigle sindacali della compagnia aerea.

Nel giugno 2011, coi bilanci a picco, Meridiana, governo e sindacati (tranne l’Usb e i piloti) siglano un accordo che concede la Cigs, cioè la Cassa integrazione guadagni straordinaria, a zero ore volontaria. Maria e Donato, come scriveranno nel ricorso, accettano. Lei dal gennaio 2012, lui dall’aprile. Fino al 2015. Solo che qualche mese dopo i due, moglie e marito, «venivano richiamati in servizio (…) mentre si trovavano negli Usa alla ricerca di una nuova occupazione lavorativa, dopo aver ottenuto la Green Card all’esito di un dispendioso e snervante iter burocratico che ha coinvolto l’intera famiglia composta dagli stessi, quali coniugi, e dai tre figli minori».

Insomma, dopo qualche mese in cassa integrazione, all’80% dello stipendio, i due vengono richiamati a lavorare. Contenti? Non proprio. Continua Stella:

Convinti di esser stati richiamati a lavorare «senza alcuna reale e concreta necessità e solo per carattere punitivo, ritorsivo e illegittimo», i due erano dunque tornati ma, si legge nel ricorso, «al loro rientro in Italia si sono recati dal medico di base e successivamente presso il Policlinico Umberto I di Roma ove è stata loro diagnosticata una “sindrome depressivo ansiosa reattiva” alla quale è seguita la sospensione delle licenze di volo da parte dell’Istituto di medicina legale, con blocco lavorativo di quattro mesi, oltre al mese prescritto dal medico di base».

Non bastasse, insisteva il ricorso, l’azienda aveva mandato per tre volte il medico fiscale a controllare il loro stato di salute. Chiedevano dunque al magistrato di dichiarare «la natura discriminatoria dei comportamenti descritti attuati dalla compagnia aerea nei loro confronti, con ordine di cessazione dei comportamenti antisindacali, discriminatori e vessatori» e il ritorno, «a chiusura della malattia», in cassa integrazione. Pari all’80% dell’ultimo stipendio. Che a volte, nei periodi di punta, grazie al numero di ore di volo, può schizzare fino a 4.000 euro.

Il magistrato, conclude Stella, dà torto su tutta la linea ai due lavoratori.

Il giudice del lavoro Francesca La Russa ha dato loro torto. Su tutto. Non solo era «legittimo il richiamo» al lavoro anche per le «positive ripercussioni sul piano sociale per i minori costi ricadenti sulla collettività», cioè per i cittadini italiani che stavano pagando alla famigliola il soggiorno in America. Non solo era insensata la lagna su questo ritorno al lavoro perché «semmai dovrebbero dolersi i lavoratori il cui rapporto di lavoro non viene ripristinato». Ma erano «pienamente legittime» le visite del medico fiscale «per la verifica della comune malattia dei ricorrenti». Risultato finale: ricorso respinto.

La sigla ALI (Associazione lavoratori italiani cassintegrati Meridiana) diffonde però un comunicato in cui viene criticata l’impostazione dell’articolo di Stella. Il sindacato precisa nella nota:

Noi, Lavoratori e Cassaintegrati, saremmo stati ben disposti a raccontare la nostra versione: gli avremmo potuto raccontare, per esempio, quanto la CIGS sia stata utilizzata a volte, dal precedente management, come un randello anziché come ammortizzatore sociale, in maniera da agevolare i “buoni” e penalizzare i “cattivi”. “Cattivi” erano tutti coloro che si rifiutarono di chinare la testa (alcuni furono addirittura espulsi dal sindacato allineato con l’azienda) di fronte al vecchio A.D. e alle sue innovative politiche del lavoro non proprio concertative. Gli avremmo anche, per esempio, potuto dimostrare, dati alla mano, come gli stipendi degli Assistenti di Volo siano ormai sostanzialmente analoghi (al netto dei rimborsi pasti) a quelli degli impiegati.

Gli avremmo potuto spiegare: che le cause di lavoro in cui Meridiana è stata condannata da molti Giudici del Lavoro di tutta Italia a stabilizzare centinaia di lavoratori di terra e di volo tenuti anche per un decennio con contratto a tempo determinato (non “part time”), originano da un’illegale politica aziendale delle passate gestioni che, stressando all’inverosimile tale l’istituto contrattuale, comportava che, anche in periodi di bassissima stagione, una parte importante della forza lavoro fosse precaria. Avremmo anche potuto spiegare che lo stillicidio di scioperi di cui parla nel suo articolo sono stati del tutto formali, provocando danni irrilevanti all’utenza e all’azienda, attesa la sostanziale cassazione di tale diritto nel settore del trasporto aereo a seguito della Legge che disciplina lo sciopero nei servizi pubblici essenziali.