Migranti 100mila verso Puglia rotta balcanica allarme Isis

di Sergio Carli
Pubblicato il 29 Febbraio 2016 - 06:17 OLTRE 6 MESI FA
Migranti 100 mila verso la Puglia, la nuova rotta balcanica

Migranti 100 mila verso la Puglia, la nuova rotta balcanica punta a sud. A migliaia sono già pronti, ammassati alla frontiera della Macedonia

ROMA – Migranti, nuova ondata in arrivo: cento, duecento mila? La rotta balcanica minaccia ora la Puglia che, dopo la chiusura delle frontiere nel Nord Europa, potrebbe riversare sulle spiaggie del Salento una nuova ondata di migranti e, infiltrati in mezzo a loro, selezionati e micidiali militanti e terroristi Isis, come ha avvertito l’ex ministro della Difesa Mario Mauro.

La minaccia è talmente seria che Matteo Renzi ne ha parlato con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Rappresentanti di alto livello delle Forze dell’Ordine di Italia, Albania e Montenegro si sono già incontrati più volte per mettere a punto un strategia comune e non trovarsi travolti dall’emergenza. Intanto, senza molti annunci e con molta discrezione numerosi militari sono stati concentrati a Brindisi e a Bari.

Renzi e Juncker, incontratisi a Roma il 26 febbraio 2016, si sono ritrovati d’accordo su questo tema tanto delicato, che, sottolinea Fabio Martini sulla Stampa,

“hanno evitato di enfatizzarlo nella conferenza stampa finale. Si tratta di un problema potenzialmente esplosivo”.

Renzi ha affrontato l’argomento nel corso di una occasione informale, un pranzo cui hanno partecipato le due delegazioni. Renzi, informa Martini,

“ha fatto presente a Juncker i rischi che possono venire dalla nuova «rotta balcanica». Con la drastica chiusura delle frontiere dell’area Schengen, le rotte degli immigrati stanno gradualmente cambiando: tra Kosovo e Albania ci sono già quasi 150 mila migranti bloccati che vorrebbero raggiungere i Paesi del Nord Europa, ma a questi se ne stanno aggiungendo ogni giorno altre migliaia. Rifugiati che, trovando ostruita la frontiera della Macedonia, potrebbero presto spostarsi verso ovest. Verso la frontiera albanese. E da qui, l’Italia e le coste pugliesi potrebbero diventare il punto di approdo «naturale». Con un bis di quanto avvenne nei primi anni Novanta quando migliaia di albanesi, in fuga da un Paese in rovina, approdarono in Italia”.

Resta da vedere cosa faranno in concreto le autorità europee per levare le castagne dal fuoco agli italiani. Nel Nord Europa gli italiani sono considerati pappe molle, paralizzati da interessi inconfessabili (ad esempio il business delle accoglienze gestito da varie cooperative) e dalla storicamente attribuitaci mancanza di attributi. Invece di fare con le nostre forze, come fanno altri Paesi europei, tipo Spagna e Germania, contiamo negli aiuti altrui, nello stellone e ci adagiamo nella ignavia.

Per questo, come scrive Fabio Martini, Juncker ha chiesto a Renzi

“una forte iniziativa su rimpatri e gestione dei rifugiati”,

ben sapendo, probabilmente che non succederà nulla. Infatti Renzi ha risposto con uno dei suoi slogan:

“Io non mollo e su questo tema riconosco ai governi italiani una sensibilità «a partire dal 2011», che se fosse stata seguita da altri Paesi avrebbe evitato tanti problemi”.

Il 27 gennaio, informa Fabio Martini, durante un’ audizione alla Commissione Difesa del Senato, il generale Guglielmo Luigi Miglietta, comandante della missione Kfor in Kosovo, ha

“illustrato i rischi di una infiltrazione di miliziani dell’Isis proprio attraverso il Kosovo e ora l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, presente all’audizione, chiosa così uno scenario paradossale: «Con la chiusura delle frontiere di Croazia, Ungheria e Austria, la rotta dei profughi – bloccata in Serbia e Macedonia – punterà sull’Albania dove i rifugiati, per poter essere salvati, già nelle prossime settimane potrebbero essere trasportati sulle coste italiane da mezzi militari. Della Nato»”.