Migranti: vietato accoglierli agli alberghi sardi che hanno ricevuto contributi regionali
Pubblicato il 28 Luglio 2017 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Migranti: vietato accoglierli agli alberghi sardi che hanno ricevuto contributi regionali. Quegli alberghi della Sardegna che hanno ricevuto fondi dalla Regione a qualsiasi titolo non potranno accogliere migranti per 5 anni a partire dalla concessione dei finanziamenti pena la revoca e la restituzione. La norma, tacciata di discriminazione razzista, è il risultato dell’approvazione di un emendamento dell’opposizione al Testo Unico in materia di Turismo al Consiglio regionale sardo approvato dalla maggioranza Pd.
Il provvedimento ha generato polemiche e indignazione, anche per il contributo essenziale di franchi tiratori della maggioranza.
Il presidente della Regione, il Pd Francesco Pigliaru, ha commentato: “La notizia è che oggi il Consiglio regionale ha approvato una legge che tutta la Sardegna del turismo aspettava da 33 anni. Finalmente abbiamo un Testo Unico che accorpa tante norme ed è adeguato ai tempi. Un emendamento frettoloso e approvato in modo improprio non va certo a rovinare tutto quello che c’è di buono: fin d’ora lavoriamo perché sia cancellato e sostituito”.
Non è tutto. Il primo firmatario dell’emendamento, Antonello Peru di Forza Italia, abile nello sfruttare alcune divisioni interne del Pd, non è un consigliere qualsiasi, come spiega Cristina Nadotti su La Repubblica.
E proprio sul promotore del testo anti accoglienza, ex vice presidente del Consiglio regionale della gestione Cappellacci, si concentrano le polemiche. Peru è rientrato nel Consiglio regionale della Sardegna lo scorso 10 luglio, a poco meno di un anno dall’arresto, poi commutato nei domiciliari, nell’ambito della maxi inchiesta sugli appalti pubblici nell’Isola, ribattezzata Sindacopoli. Lo scorso 7 luglio, il pm di Oristano, Armando Mammone, ha chiesto il rinvio a giudizio per 44 indagati, tra i quali Peru, che dovranno rispondere di una serie di reati che vanno dalla associazione a delinquere alla turbata libertà degli appalti e del procedimento di scelta del contraente. (Cristina Nadotti, La Repubblica)