Milano, “hanno offeso mia madre”. Imbraccia kalashnikov e va a caccia di albanesi

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Settembre 2017 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
Milano, "hanno offeso mia madre". Imbraccia kalashnikov e va a caccia di albanesi

Milano, “hanno offeso mia madre”. Imbraccia kalashnikov e va a caccia di albanesi (Foto Google Maps)

MILANO – “Hanno offeso mia madre”: e va a caccia di due albanesi armato di kalashnikov. Succede a Milano, nel quartiere Giambellino. Domenica 3 settembre Gianluigi Recrosio, pregiudicato di 41 anni, è stato fermato mentre stava picchiando un ragazzo della zona per farsi dire dove si trovassero i due uomini albanesi con i quali “voleva regolare i conti”, racconta Gianni Santucci sul Corriere della Sera. 

Ad avvertire la polizia è stata una telefonata anonima. Quando sono intervenuti i poliziotti hanno subito notato il grosso fucile che aveva in mano Recrosio. Non uno di quelli da collezionista o da caccia, che sparano un colpo alla volta, ma un fucile da guerra, che spara a raffica.

Quando sono riusciti a bloccarlo, gli agenti hanno trovato nelle tasche dell’uomo anche un caricatore con 28 cartucce e altri 20 proiettili.

Racconta il Corriere della Sera: 

Gianluigi Recrosio, 41 anni, l’uomo fermato, vive al Corvetto, in via dei Cinquecento. Ha una pesante carriera criminale: tentato omicidio quand’era appena maggiorenne, una serie di precedenti per spaccio, l’ultimo conto con la giustizia chiuso a giugno scorso. Ancor più interessante l’arma. Un fucile d’assalto, uno «Zastava M70», di fatto un kalashnikov fabbricato nella ex Jugoslavia. Era predisposto per sparare a raffica; era stato modificato (tolto il calciolo) per essere portato in strada e nascosto più facilmente.

Al Giambellino Recrosio ci sarebbe arrivato con una moto rubata. Alla fine l’uomo è stato arrestato per “detenzione e porto abusivo di arma da guerra, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale”. Ma la dinamica non è ancora del tutto chiara.

I primi due poliziotti entrati nel cortile di Giambellino 141 si sono concentrati sull’uomo col fucile. Gli altri due che assistevano al pestaggio sono scappati, come il ragazzo che veniva picchiato. Resta così una dinamica all’apparenza chiara, ma in un contesto complicato da interpretare. L’arrestato ha dato una spiegazione: «Due albanesi che conosco avevano minacciato di morte mia madre». La donna, 74 anni, vive in quel palazzo e sabato mattina avrebbe chiamato il figlio per raccontargli della lite. Lui avrebbe così attraversato la città, dal Corvetto al Giambellino, con la Kawasaki e il kalashnikov, per vendicare l’offesa. Ma perché stava picchiando quella persona in cortile?

Sempre Recrosio ha detto di sapere chi sono «i due albanesi», che abitano in quello stabile, ma che non sapeva dove fossero. Il pestaggio di quell’uomo, che li conosceva, e che «si rifiutava di parlare», sarebbe servito per ottenere l’informazione e andare a vendicarsi. Questa è l’ipotesi che per il momento resta cristallizzata nei verbali di polizia con le «confidenze» dell’arrestato.

Ma non è detto che le cose stiano davvero così e che di mezzo non ci siano altre questioni, magari di droga.