Moglie infedele, Cassazione: Paghi alimenti a marito tradito

di redazione Blitz
Pubblicato il 25 Maggio 2016 - 23:38 OLTRE 6 MESI FA
Moglie infedele, Cassazione: Paghi alimenti a marito tradito

Moglie infedele, Cassazione: Paghi alimenti a marito tradito

ROMA – Mogli avvisate: se siete infedeli vi toccherà pagare gli alimenti al povero marito tradito. E’ toccato a un pensionato veneto di Bassano del Grappa, Renato T. (classe 1947), il raro privilegio di vedersi riconosciuto, anche dalla Cassazione, il diritto a ricevere dalla ex moglie fedifraga, Giuliana B. (classe 1959), un assegno di 400 euro al mese come contributo al suo mantenimento. E’ scritto nero su bianco nella sentenza 10823 depositata oggi, 25 maggio.

La signora, la cui infedeltà fu scoperta da un investigatore privato, deve inoltre provvedere interamente al mantenimento dei due figli della coppia, uno maggiorenne e l’altro non ancora, perché evidentemente ha un reddito maggiore rispetto all’ex marito. A lei è stata assegnata la casa coniugale, il figlio piccolo è in affido condiviso, e il padre “ha ampia facoltà di visita”.

La prima a correre dal giudice era stata Giuliana, nel giugno del 2010, quando aveva chiesto la separazione, con il diritto alla casa e a ricevere almeno mille euro al mese per i due figli, oltre al 50% delle spese straordinarie. Il marito aveva contrattaccato chiedendo l’addebito per Giuliana e il mantenimento per sé e per i figli per almeno duemila euro al mese, oltre alle spese straordinarie.

Nel 2012, il Tribunale di Bassano del Grappa dichiarava la separazione con l’addebito alla moglie, affido condiviso del figlio minore, casa coniugale a lei, a suo carico il mantenimento dei figli e un assegno di 250 euro per l’ex marito. Contro questa decisione, Giuliana aveva fatto ricorso alla Corte di Appello di Venezia che nel 2013 l’aveva ulteriormente punita elevando a 400 euro l’assegno per Renato e lasciando inalterate le altre statuizioni.

In Cassazione, la signora ha protestato sostenendo che il marito non aveva fornito la prova “del nesso di causalità tra infedeltà e crisi coniugale“. Gli ermellini hanno replicato che è onere di chi tradisce dimostrare che tutto andava già a rotoli e che la relazione extraconiugale non ha intaccato più di tanto “una situazione matrimoniale già compromessa”. Come avviene “nel regime dei separati in casa”, quando – spiegano i supremi giudici – si verifica il caso “infrequente, ma non eccezionale” della “accettazione reciproca di un allentamento degli obblighi” coniugali.

Tornando sul riparto dell’onere probatorio, la Cassazione – con buona pace di Giuliana – conclude osservando che “riservare la dimostrazione della rilevanza causale” delle corna “su chi abbia subito l’altrui infedeltà, si risolverebbe nella probatio diabolica che in realtà il matrimonio sia sempre stato felice fino alla vigilia dell’adulterio”.