Morire per un pezzetto di “fumo”: sedicenne suicida dopo perquisizione a casa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2017 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Morire per un pezzetto di “fumo”: sedicenne suicida dopo perquisizione a casa. Si sarà sentito con le spalle al muro, sopraffatto dalla vergogna di fronte ai genitori, immaginando chissà quali conseguenze per aver deluso le aspettative dei suoi. Niente e nessuno potrà mai comprendere perché un ragazzo di 16 anni, un bravo studente decida di gettarsi dal terzo piano dalla sua cameretta di adolescente. Nell’altra stanza i genitori increduli e sgomenti, il finanziere che per dovere d’ufficio era giunto in quell’appartamento a Lavagna sulla costa ligure insieme a due colleghi.

Certo la perquisizione in casa dopo che il ragazzo era stato fermato in un controllo di routine con un pezzetto di “fumo” in tasca davanti al liceo scientifico sportivo del piccolo centro affacciato sul mare, spiega solo in parte le ragioni del gesto estremo, definitivo. 10 grammi di hashish che con gli occhi bassi aveva consegnato spontaneamente ai militari. Ai quali confessava peraltro di averne un altro po’ in casa.

Magari ha ragione Maria Rita Parsi, psicoterapeuta dell’adolescenza ascoltata dal cronista del Corriere della Sera, quando cerca di dare un senso all’imponderabile: “Probabilmente la perquisizione davanti ai genitori lo ha destabilizzato. Si è sentito sotto tiro e quindi ha compiuto un’azione di ‘autoeliminazione'”. Il mondo ti crolla addosso, puoi pensare che basti attraversare una soglia per uscirne, per dimenticarlo, per non finire schiacciato.

Accettiamo questa spiegazione che non spiega. Non aspettiamoci però giustificazioni consolatorie né serve a qualcuno trovare colpevoli di comodo. Non lo è la Polizia che fa il suo dovere, non i genitori sgomenti, non la scuola, non l’inquieta adolescenza, non questa società. La tragedia di un ragazzo suicida a 16 anni è senza rimedio.