Muhammad Shahzad Khan, indagato il padre dell’arrestato: “Incitò figlio a picchiare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Ottobre 2014 - 19:36| Aggiornato il 6 Ottobre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Muhammad Shahzad Khan, indagato il padre di Daniel: "Incitò figlio a picchiare"

Muhammad Shahzad Khan (Foto Blitzquotidiano)

ROMA – “Il padre del diciassettenne arrestato lo incitava dalla finestra a picchiare Muhammad Shahzad Khan“. Nuovi testimoni spuntano nell’omicidio di Tor Pignattara, a Roma, dove un ragazzino di 17 anni ha picchiato a morte un giovane pakistano senza tetto che gli avrebbe sputato addosso.

La Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il padre, accusato di istigazione e favoreggiamento in omicidio volontario, mentre ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati del ragazzo.

Adelaide Pierucci sul Messaggero scrive:

” Quella sera si sarebbe affacciato dalla finestra dopo aver sentito dei tafferugli sotto casa, ed invece di sollecitare il figlio a desistere dallo sferrare calci allo straniero ormai a terra, lo avrebbe incitato. Intanto i primi risultati dell’autopsia, eseguita dal professor Giorgio Bolino dell’istituto di medicina legale de La Sapienza, hanno confermato che Muhammad Shahzad Khan è stato ucciso con ripetuti colpi alla testa che gli hanno provocato un’emorragia interna. Nonostante i risultati autoptici non siano ancora ufficiali, il tribunale del Riesame, ieri, ha comunque respinto la richiesta di scarcerazione del minore, trattenuto nel carcere di Casal del Marmo”.

L’omicidio è avvenuto la sera del 18 settembre:

“Muhammad Shahzad Khan recita il Corano per strada. Ed in quel tratto incrocia Daniel, un ragazzino di 17 anni, in bicicletta. E lì scatta la scintilla tra i due. Daniel, nell’interrogatorio di garanzia, che si è tenuto il primo ottobre, racconta che avrebbe reagito a una provocazione del pakistano: «Mi ha sputato e con uno spintone mi ha fatto cadere dalla bici». Così lui colto dalla rabbia gli avrebbe sferrato un pugno in faccia e poi due calci quando è ormai a terra. «Era ubriaco», aveva spiegato, «Mi ha infastidito, fatto cadere, ho reagito. Ma non volevo uccidere. E’ probabile che nella caduta abbia battuto la testa a terra»”.

Una ricostruzione, quella del ragazzo arrestato, smentita da due testimoni:

“«Ci siamo affacciati dalla finestra. E abbiamo visto quella terribile scena. Abbiamo gridato “smettila, smettila”, ma invano».
Per accertare se Shahzad fosse ubriaco o meno, bisognerà attendere i risultati dell’autopsia che arriveranno nelle prossime settimane”.

E gli amici di Shahzad, scrive il Messaggero, ribadiscono che il pakistano non era ubriaco, ma stava recitando il Corano:

“I portavoce della comunità musulmana sono pronti a giurare che il pakistano, particolarmente osservante, non avesse mai bevuto; mentre sono state raccolte cinque testimonianze, tra i romani, pronti a giurare che qualche ora prima dei fatti lo straniero girovagasse con una bottiglia in mano.

Al Centro di Accoglienza in via Pietralata, la struttura convenzionata col Comune di Roma dove il pakistano era ospitato da alcune settimane, gli operatori comunque hanno escluso che il pakistano sia mai rientrato ubriaco. Muhammad Shahzad Khan, in realtà, da settimane era molto provato per aver perso il posto di lavoro come domestico prima e aiuto-cuoco poi e per non avere neanche i soldi da mandare in Pakistan alla moglie e al figlio, nato tre mesi prima e mai visto”.