Napoli, sciopero becchini: morti restano fuori

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Gennaio 2016 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA
Napoli, sciopero becchini: morti restano fuori

Napoli, sciopero becchini: morti restano fuori (Foto archivio Ansa)

NAPOLI – Niente sepoltura per i morti nel cimitero di Poggioreale, a Napoli. I becchini hanno incrociato le braccia e indetto lo sciopero a partire dal 1° gennaio 2016. I necrofori delle cooperative temono che la società che vincerà il nuovo appalto li licenzi e così hanno incrociato le braccia fino a quando non saranno date garanzie sul loro lavoro. Intanto le salme dei morti restano in attesa di una sepoltura, tra cui anche quella del giovane ucciso per sbaglio proprio la sera di Capodanno, Maikol Giuseppe Russo.

Antonio Emanuele Piedimonte su La Stampa scrive che “non c’è pace nemmeno per i morti” e che le salme rimaste senza sepoltura al momento sono circa 20, ma il numero è destinato a crescere dato che la protesta dei necrofori davanti al cimitero monumentale Poggioreale di Napoli va avanti:

“Lo «sciopero delle tombe», come è stato ribattezzato, nasce da un provvedimento del Comune partenopeo, cioè la diramazione di un bando per l’assegnazione del servizio di interro, iniziativa che taglierebbe fuori i trenta dipendenti delle cinque cooperative che da una ventina d’anni si occupano di inumazioni e tumulazioni. «Ci rendiamo conto del disagio che provochiamo – spiega Ciro Buoincontro, portavoce dei lavoratori – ma noi tra un mese non avremo più un posto di lavoro e non potremo dar da mangiare ai nostri figli».

L’uomo spiega anche perché la loro astensione dal lavoro ha provocato una paralisi totale del servizio: «Il Comune non è in grado, con i suoi dipendenti, di reggere la mole di lavoro di questa struttura (il cimitero monumentale di Poggioreale, uno dei maggiori in Europa, ndr), anzi non può fare quasi nulla, e infatti il responsabile ha sospeso il servizio. Noi fino a oggi gli abbiamo risolto i problemi e oggi ci ringraziano mettendoci in mezzo a una strada. Per questo motivo fino al 2 febbraio (il giorno della gara d’appalto, ndr) non seppelliremo più nessuno»”.

Angelo Pisani, presidente dell’associazione Noi consumatori, è l’avvocato che rappresenta i necrofori e che il 3 gennaio ha sollecitato il prefetto di Napoli affinché fosse convocato un tavolo di trattativa. I becchini chiedono al Comune di Napoli che nel bando sia inserita una clausola affinché la società vincitrice assuma i dipendenti:

“«Ci sono da rispettare i diritti di questi lavoratori – ricorda Pisani – e nello stesso tempo occorre garantire una sepoltura degna ai defunti evitando che il problema divenga sempre più grave». E in effetti l’emergenza è dietro l’angolo: sulla base di quella che è la media delle salme giornaliere e dello spazio utile nel deposito, infatti, si calcola che tra due, massimo tre giorni i corpi insepolti rimarranno fuori dai frigoriferi e con le temperature tutt’altro che polari di Napoli il processo di decomposizione comincerebbe quasi subito.

A rendere lo scenario ancor più avvilente è anche la possibilità, paventata da qualcuno, che tra i poveri corpi «parcheggiati» nel deposito possa esserci anche quello dell’ultima vittima innocente delle guerre di camorra, il 27enne Maikol Giuseppe Russo. Il ragazzo, che lavorava come ambulante, il 31 dicembre era andato a prendere il fratello nel bar dove lavora, nella piazza del teatro Trianon, nel centro storico, quando c’è stata l’ennesima «stesa» (un raid dimostrativo a bordo di scooter) con tanto di raffica di mitra verso gli avventori del locale: un proiettile vagante l’ha raggiunto alla testa a poche ore dal Capodanno. L’ultimo dolore del 2015, il primo del 2016”.