Niccolò Savarino, vigile travolto e ucciso a Milano. Dopo 7 anni arrestato il presunto complice

di Daniela Lauria
Pubblicato il 3 Luglio 2019 - 20:07 OLTRE 6 MESI FA
Niccolò Savarino, vigile travolto e ucciso a Milano. Dopo 7 anni arrestato il presunto complice

Niccolò Savarino, vigile travolto e ucciso a Milano. Dopo 7 anni arrestato il presunto complice

MILANO – Arrestato con l’accusa di concorso in omicidio volontario, Milos Stizanin, nomade serbo che il 12 gennaio 2012 era nell’auto che ha travolto e ucciso a Milano il vigile urbano Niccolò Savarino. Alla guida c’era il minorenne Remi Nikolic, già condannato a 9 anni e 8 mesi in via definitiva.

La misura cautelare giunge a oltre 7 anni dal delitto. E’ stata notificata in carcere al giovane, già detenuto per fatti commessi in Serbia e in attesa di estradizione ed emessa dopo che in appello nel 2018 era stata riqualificata l’accusa da favoreggiamento a concorso in omicidio. La Corte d’Assise d’appello di Milano, nel maggio del 2018, aveva infatti stabilito che Stizanin, prima sempre accusato del favoreggiamento di Nikolic, doveva essere, invece, indagato per concorso in omicidio volontario aggravato.

Quella decisione, poi, è diventata definitiva e quindi gli atti sono tornati alla Procura che ha chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare in carcere per il serbo. Ordinanza eseguita nei giorni scorsi. I legali di Stizanin, gli avvocati David Maria Russo e Lorenzo Castiglioni, hanno già preannunciato che faranno ricorso al Riesame contro la misura, perché manca “l’elemento soggettivo del reato”, ossia non è vero, secondo la difesa, che il 26enne rafforzò la volontà dell’allora 17enne Nikolic, che poi alla guida travolse l’agente Savarino.

Per i giudici d’appello – che dopo un rinvio degli atti dalla Cassazione avevano annullato il verdetto con cui Stizanin nel 2014 era stato condannato a 2 anni e mezzo solo per favoreggiamento – il serbo avrebbe incitato l’amico minorenne alla “azione criminosa”, ossia a travolgere l’agente della Polizia locale mentre quest’ultimo stava effettuando un controllo di routine in un parcheggio, e lo avrebbe sollecitato a proseguire la “marcia”, trascinandolo sull’asfalto, dopo averlo investito. Per la difesa, invece, Stizanin disse all’amico che se ne dovevano andare e non lo incitò all’investimento. (Fonte: Ansa)