Noemi Durini, ora finisce sotto accusa chi ha sottovalutato l’allarme dei parenti

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2017 - 14:03 OLTRE 6 MESI FA
Noemi Durini, la normale famiglia (figlio e padre) che l'ha ammazzata e sepolta

Noemi Durini, la normale famiglia (figlio e padre) che l’ha ammazzata e sepolta

ROMA – Non cade nel vuoto l’accusa della madre di Noemi Durini, la sedicenne uccisa dal fidanzato a Specchia (Lecce). Quel ragazzo di 17 anni che mamma Imma aveva provato in tutti i modi ad allontanare dalla figlia lei lo aveva denunciato due volte. Si era rivolta al Tribunale dei Minori affinché intervenisse per fermare il comportamento violento del giovane dopo che più volte Noemi era rientrata a casa con lividi e segni di percosse. Ma non aveva ottenuto alcun risultato: nessuna misura cautelare era scattata. L’unica conseguenza che ha prodotto la sua denuncia è stato un inasprimento dei rapporti tra le famiglie dei due giovanissimi.

Su inerzie che ci sarebbero state in relazione alle sue denunce interverrà ora la prima commissione del Csm, l’organo di autodisciplina della magistratura, che ha infatti chiesto al comitato di Presidenza l’apertura di una pratica sul caso. Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha avviato tramite l’ispettorato accertamenti preliminari sulla Procura per i minorenni di Lecce sul cui tavolo sarebbero rimasti gli esposti della madre.

Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l’altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni per porre fine alla sua indole violenta. La doppia verifica del ministro e del Csm servirà a chiarire se vi siano stati errori o ritardi nel lavoro del pm al quale erano state affidate le indagini.

Quella di Noemi è “l’ennesima tragedia che si poteva evitare”. E’ la dura presa di posizione di D.i.Re, la rete di 80 centri antiviolenza attivi in Italia. “I genitori della ragazza – si legge in una nota – sapevano che la figlia rischiava la vita, avevano denunciato l’assassino e chiesto aiuto, ma non era stato preso alcun provvedimento cautelare. E’ l’ennesima volta che una tragedia avrebbe potuto essere evitata se magistrati e forze dell’ordine non avessero sottovalutato il rischio, avessero agito tempestivamente con gli strumenti che la legge consente e prevede”.

“La giovane età della vittima e del carnefice, come quella dei minorenni che hanno confessato l’atroce stupro di Rimini rappresenta un ulteriore elemento di gravità e di allarme. Significa che la cultura di violenza e prevaricazione viene ereditata dalle nuove generazioni di maschi, che le giovani donne intrappolate nella violenza non sanno come uscirne, e sentono di non potersi difendere”.

La violenza maschile, osserva ancora l’associazione, non è un’emergenza del giorno, “è un elemento costitutivo della nostra cultura e organizzazione sociale. Riguarda quello che uomini senza distinzione di etnia, religione, appartenenza, ceto sociale ed età credono sia loro diritto di fare alle donne”. “Il Governo – esorta infine la rete – faccia sentire la sua voce, si provi vergogna delle vuote promesse e degli annunci di buone intenzioni. I giornali e i media spendano finalmente tutto il loro potere e la loro influenza per pretendere subito finanziamenti adeguati, azioni efficaci, coordinate, prolungate nel tempo, concordate con i Centri Antiviolenza”.