Nozze gay, Anci: “Decidono i sindaci, non lo Stato”. Pubblici ufficiali di chi?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Ottobre 2014 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA
Nozze gay, Anci: "Decidono i sindaci, non lo Stato". Pubblici ufficiali di chi?

Nozze gay, Anci: “Decidono i sindaci, non lo Stato”. Pubblici ufficiali di chi?

ROMA – Nozze gay, l’Anci: “Decidono i sindaci, non lo Stato”. Piero Fassino, presidente dell’associazione dei sindaci, scrive al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, autore della circolare che chiedeva ai sindaci di annullare la trascrizione dei matrimoni tra coppie omosessuali celebrati all’estero, e chiede un incontro con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. 

 “Non si può affidare a ordinanze prefettizie competenze che la legge riconosce in capo agli enti locali”, è la tesi di Fassino e di altri sindaci (come Giuliano Pisapia a Milano). 

Fa notare però Gustavo Zagrebelsky sulla Stampa di oggi, giovedì 9 ottobre, che anche se si è più che favorevoli alle unioni gay quelli che proprio non potrebbero esserlo, almeno pubblicamente, sono i sindaci, che sono pubblici ufficiali, e non semplici cittadini che possono fare obiezione di coscienza e al massimo finire in prigione, pagando personalmente il prezzo della loro obiezione.

Scrive Zagrebelsky, giurista ed ex giudice della Corte Costituzionale:

“I sindaci sono ovviamente obbligati a osservare le leggi, fino a quando non siano abrogate, dichiarate incostituzionali o modificate, ma in più, per quel che riguarda gli atti dello stato civile – come sono le registrazioni di matrimoni -, i sindaci sono «ufficiali dello stato civile», articolazioni locali del governo nazionale e in particolare del ministero dell’Interno”

C’è poi però chi pensa che i sindaci debbano invece farsi veicoli dell’opinione più diffusa tra i loro elettori. Ma certo la loro funzione di pubblici ufficiali si riduce. A quel punto sarebbero ufficiali pubblici di chi?