Olio tunisino e greco, invasione “alimentare” tavola Italia

di Corinna Campanile
Pubblicato il 1 Dicembre 2015 - 13:23| Aggiornato il 14 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Olio italiano, allarme Coldiretti: "Invasi da produzioni tunisine"

Olio extravergine

ROMA – Sempre più olio tunisino (ma anche greco) sulle nostre tavole, di fatto un’invasione “alimentare”. E l’olio italiano? Finisce sulle tavole straniere, visto che è aumentata l’esportazione. Per comprendere quanto olio d’oliva sia sbarcato dalla Tunisia bisogna moltiplicare per otto il dato sull’importazione dello scorso anno: il risultato in percentuale è di +734 per cento. La denuncia è stata presentata da Coldiretti nella Giornata nazionale dell’extravergine italiano, il 1 dicembre, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi.

La Tunisa diventa così il terzo fornitore dopo la Spagna, la quale perde terreno anche a favore della Grecia, con l’aumento del 517 per cento delle spedizioni elleniche verso l’Italia nello stesso periodo.

“Il risultato – secondo Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti ndr) – è che nel 2015 l’Italia si conferma il principale importatore mondiale di olio di oliva nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale. Una situazione che, continua Coldiretti, rischia di peggiorare con il via libera annunciato dalla Commissione Europea all’aumento del contingente di importazione agevolato di olio d’oliva dalla Tunisia verso l’Unione europea fino al 2017, aggiungendo ben 35 mila tonnellate all’anno alle attuali circa 57 mila tonnellate senza dazio già previsti dall’accordo di associazione Ue-Tunisia”.

Nel 2015 però il fatturato dell’olio d’oliva italiano sale al record di 3 miliardi di euro realizzati per oltre la metà grazie alle esportazioni. Tutto questo grazie all’aumento costante del consumo di olio di oliva, che nel mondo ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni.

“Questo apre grandi opportunità che il Made in Italy deve saper cogliere” dice il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, ma “per farlo deve puntare sull’identità, sulla legalità e sulla trasparenza per recuperare credibilità anche all’estero”.