Palermo, no alla cresima in cattedrale per il figlio del boss Giuseppe Graviano

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2014 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA
Palermo, no alla cresima in cattedrale per il figlio del boss Giuseppe Graviano

Palermo, no alla cresima in cattedrale per il figlio del boss Giuseppe Graviano

PALERMO – Il figlio del boss condannato per l’omicidio di don Pino Puglisi non potrà fare la cresima nella cattedrale dove sono custodite le spoglie del sacerdote.

La decisione del cardinale di Palermo, Paolo Romeo, ha suscitato polemiche: alcuni sono favorevoli, altri invece sostengono che il ragazzino non abbia colpe.

“Questa non è la Chiesa dell’ accoglienza che predica Papa Francesco, bisogna anche avere il coraggio di fare certe scelte e questo ragazzo è stato discriminato”. Così Maurizio Artale, presidente del centro Padre Nostro di Brancaccio, fondato dal Beato Pino Puglisi, ha commentato la decisione del cardinale Romeo di negare al figlio del boss Giuseppe Graviano, la celebrazione della cresima nella cattedrale di Palermo.

Graviano è stato condannato all’ergastolo per essere stato il mandante dell’omicidio di padre Pino Puglisi, le cui spoglie sono custodite proprio all’interno della Cattedrale. Il figlio del boss potrà comunque ricevere il sacramento ma non in Cattedrale, insieme agli altri compagni del Centro educativo Ignaziano (Cei).

Di diverso avviso don Francesco Michele Stabile, storico della chiesa e presidente della commissione arcivescovile che ha promosso la causa di beatificazione di don Puglisi e il riconoscimento del suo “martirio cristiano”. Il no alla cresima in cattedrale per il figlio del boss è, a suo avviso, un “segnale” che la chiesa manda alla società.

“La scelta della Curia – dice don Stabile – non è un atto di discriminazione verso il ragazzo. Non gli si nega la cresima ma l’uso di un luogo che accoglie le spoglie di don Pino, e quindi è un simbolo della resistenza alla mafia. Padre Puglisi è morto per avere affermato questa libertà in nome del Vangelo”.

“La cresima – aggiunge Stabile – è un sacramento, un atto religioso che richiede una scelta di vita. Giuseppe Graviano ne ha fatto una contraria. E tutto ciò non può restare senza conseguenze. Il messaggio della chiesa è chiaro ed è rivolto non solo al ragazzo e alla sua famiglia ma all’intera società”.