Pamela Mastropietro, lo zio avvocato: “Oseghale come Satana, non lo perdoneremo mai”

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Gennaio 2019 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA
Pamela Mastropietro, lo zio avvocato: "Oseghale come Satana, non lo perdoneremo mai"

Pamela Mastropietro, lo zio avvocato: “Oseghale come Satana, non lo perdoneremo mai”

ROMA – “Non perdoneremo mai Innocent Oseghale“. Parola di Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e avvocato della famiglia che, intervistato dall’Adnkronos, si scaglia duramente contro il nigeriano, accusato dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere della 18enne. Pamela, che si era allontanata da una comunità di recupero a Macerata è stata ritrovata fatta a pezzi in due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza. 

A distanza di un anno dal macabro ritrovamento, lo zio avvocato auspica “la massima condanna, scevra da influenze” per Innocent Oseghale. “Non vorrei – sottolinea – che siccome l’imputato è di colore qualcuno abbia paura di dargli la giusta condanna e di essere tacciato di razzismo”. 

La lettera di scuse letta mesi fa in aula da Oseghale, per la famiglia è “una presa in giro e dimostra che non c’è stato neanche un vero pentimento, non si è reso conto di quello che ha fatto”. Quindi, il perdono non è contemplato. “Il fatto accaduto è demoniaco – continua Verni – sarebbe come dire perdonare Satana e da cristiani non potremmo mai perdonare Satana”.

Per quanto riguarda il messaggio scritto dal carcere da Luca Traini, autore dell’attentato xenofobo a Macerata per vendicare Pamela, lo zio avvocato è più indulgente: “Sono belle parole, come quelle che ci dicono tante persone” dice. “Sono le parole che ci dicono quando si rendono conto che al posto di Pamela poteva starci qualsiasi altra persona – aggiunge – Certo, Pamela era lì perché in cerca o perché le avevano promesso sostanze stupefacenti e non tutti sono in quella situazione. Ma le difficoltà che ha avuto Pamela potevano accadere a chiunque”.

Infine, precisa, “sulle maniglie dei trolley ci sono tracce genetiche di un’altra persona che non è stata identificata”. Secondo Verni, il pusher nigeriano imputato “è intimidito e sta coprendo qualcuno”.