Panama Papers, Agenzia Entrate vuole i nomi degli italiani

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Aprile 2016 - 21:36 OLTRE 6 MESI FA
Panama Papers, Agenzia Entrate vuole i nomi degli italiani

Panama Papers, Agenzia Entrate vuole i nomi degli italiani

ROMA – L’Agenzia delle Entrate vuole i nomi degli italiani citati nei Panama Papers, lo scandalo di proporzioni planetarie che sta facendo tremare leader e vip di mezzo mondo. Secondo quanto si apprende, il fisco italiano starebbe in queste ore elaborando le strategie e attivando i contatti internazionali per ottenere la documentazione relativa ai contribuenti italiani coinvolti, per poi attivare con rapidità le relative indagini.

Le rivelazioni sono contenute in milioni di documenti, denominati appunto Panama Papers, fatti trapelare da uno studio legale non molto noto, Mossack Fonseca, con sedi a Miami, Hong Kong, Zurigo e 35 altre località. Documenti passati al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con un pool di reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc. Per l’Italia l’esclusiva è de L’Espresso.

I 307 reporter dell’International Consortium of Investigative Journalists, impegnati per mesi a spulciare le carte, allargano di ora in ora la cerchia dei sospetti a personaggi dei Paesi di appartenenza.

Diverse migliaia di tedeschi hanno fatto ricorso allo studio legale di Panama nell’ambito dello scandalo sull’evasione fiscale. E almeno ventotto sono le banche tedesche che avrebbero fatto ricorso allo studio Mossack Fonseca per i loro clienti.

Mentre migliaia di islandesi sono scesi in piazza lunedì sera per chiedere le dimissioni del premier Sigmundur Gunnlaugsson, anche lui travolto dalla bufera perché accusato di possedere insieme con la moglie una società offshore sulle isole Vergini mai dichiarata. La società avrebbe avuto inoltre investimenti per milioni in obbligazioni presso tre banche islandesi, fallite durante la crisi finanziaria del 2008. Il premier è intervenuto oggi in Parlamento e ha detto a chiare lettere che “non intende rassegnare le dimissioni”. “Il governo ha ottenuto buoni risultati fino a oggi e deve finire il suo lavoro”, ha dichiarato ai parlamentari negando di avere assets in paradisi fiscali.

L’intervento non è bastato a placare la rabbia degli islandesi che sono scesi per le strade di Reykjavik lanciando lacrimogeni e urlando slogan contro il premier. Intanto sono salite a 26.000, l’8% della popolazione, le firme di una petizione per chiederne le dimissioni e le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia.

Per ora gli italiani citati dalle notizie di stampa come clienti dello studio Mossack-Fonseca, si smarcano. Ambienti vicini al presidente di Alitalia fanno sapere che né “Luca Cordero di Montezemolo, né la sua famiglia possiedono alcuna società offshore”.

Altro nome trapelato è quello dell’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli, per una società, la Baker Street, registrata nelle isole Seychelles. Ma la Baker Street, si difende Trulli, “è una società assolutamente dichiarata. Io sono cittadino italiano, residente all’estero da 18 anni, certificato perché ho già subito un accertamento del fisco italiano. Ho dichiarato questa società con cui faccio sviluppo immobiliare e nient’altro. Dieci giorni fa – ricorda – ero stato contattato da un giornalista, che mi ha detto che aveva delle notizie in merito a questa società e mi chiedeva se volevo dare chiarimenti. Io giustamente ho detto ‘perché dovrei dare chiarimenti di una mia società, ho diverse società, non solo alle Seychelles, anche in Italia, in Svizzera, in America, un po’ ovunque?’. In quel momento non ho prestato attenzione. Poi ho visto che è scoppiato tutto questo caso, oggi mi chiamano tutti. Sto chiarendo più che altro perché mi sono ritrovato in un grande calderone, dove non capisco sia il mio problema”.

Ieri, altri due nomi italiani della lista Panama Papers, Ubi Banca e Unicredit, si erano chiamate fuori dallo scandalo. L’associazione azionisti Ubi-Banca e l’Adusbef annunciano però esposti contro Ubi Banca alle procure di Milano, Bergamo e Roma. L’istituto, spiegano, “viene chiamato in causa in quello che è stato definito lo scandalo ‘Panama Papers’, un’inchiesta che ha rivelato, tra le altre cose, esportazioni di capitali derivanti da attività illecite”. Scopo degli esposti, informano, è “accertare fatti e circostanze riguardanti il Gruppo Ubi-Banca. Si parla di cifre enormi potenzialmente sottratte al fisco italiano e di altri Paesi europei. Nel caso di Ubi Banca, l’istituto si è professato paladino dei valori e delle tradizioni cattoliche, inserendo testualmente nel proprio Bilancio Sociale tale affermazione: ‘Il Gruppo non è presente in paradisi fiscali o altri centri finanziari non ancora adeguati agli standard fiscali internazionali'”.

Intanto, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, si indigna per chi ha coinvolto Marcello Dell’Utri nello scandalo. “I giornaloni, in modo gratuito e scorretto – accusa – immergono Dell’Utri, ingiustamente in carcere da quasi due anni, in affari torbidi col pretesto che un suo antico socio sarebbe finito in un listone da Paradisi fiscali. In quella stessa lista ci sarebbe anche Luca Cordero di Montezemolo. Ma ai giornaloni sfugge l’elenco di tutti i suoi soci passati e presenti, compresi i sodali del famoso Club di Berlino da lui capeggiato, in cui è presente il gotha del potere economico finanziario, e non solo, del nostro Paese. Noi non crediamo ai ‘Panama papers’, ma in ogni caso una domanda ci sorge spontanea: perché viene tirato in ballo Dell’Utri e non gli amici di Montezemolo? Completezza della disinformazione. Due pesi e due misure???”.