Paolo Oliverio, Sabina Began nell’archivio segreto del commercialista

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Gennaio 2014 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Oliveiro, Sabina Began nell'archivio segreto del commercialista

Sabina Began

ROMA – C’è pure Sabina Began, l’Ape Regina di Silvio Berlusconi e delle feste di Arcore, nell’archivio segreto di Paolo Oliverio, il commercialista dei potenti arrestato lo scorso novembre perché accusato di aver pilotato nomine e affari nell’ordine religioso dei Camilliani. Ma non solo, ci sono anche le verifiche di finanzieri infedeli e un giro di ricatti da 150 mila euro al mese fatto soprattutto di intercettazioni illegali che riguardavano vip, uomini d’affari e politici.

Fiorenza Sarzanini pubblica sul Corriere della Sera le prime indiscrezioni sui file top secret dell’inchiesta della Procura di Roma nella quale Oliverio è adesso sotto indagine per presunta estorsione. Davanti ai pm ha fatto solo parziali ammissioni, limitandosi a riconoscere solo quello che gli inquirenti hanno scoperto. E tra i dossier i pm stanno cercando di capire se l’Ape Regina fosse anche lei vittima di estorsione, oppure fosse nella lista dei clienti del commercialista. Il fascicolo a lei intestato parla di un visto turistico a lei rilasciato, resta poi da capire a cosa servisse e chi se ne fosse occupato.

L’Ape Regina, è bene ricordarlo, lo scorso 12 novembre è stata rinviata a giudizio nell’ambito di un’altra inchiesta, quella sul “caso escort” a Bari, insieme all’ex imprenditore Giampaolo Tarantini e altre sei persone, con le accuse di associazione a delinquere e sfruttamento delle prostituzione.

Dall’archivio di Oliverio intanto, scrive Sarzanini, sembrerebbe emergere una fitta rete di relazioni che coinvolge ispettori Equitalia, banchieri, politici e top manager. Senza dimenticare le intercettazioni illegali realizzate da Oliverio attraverso un’attività di controllo e spionaggio illegale che, secondo Sarzanini, “potrebbe avere sviluppi clamorosi”.

Lo stesso giudice per le indagini preliminari, negando la scarcerazione di Oliverio, parla pure di “istruzioni per installare un software in grado di intercettare i cellulari”.

E ancora,

“Diversi dossier giudiziari riservati — compreso un fascicolo sulla cosiddetta loggia P3 — erano stati occultati nella cassaforte di padre Renato Salvatore, superiore generale dei Camilliani” .

Ma non solo: Oliverio, con le sue conoscenze tra le Fiamme Gialle, era in grado di orientare controlli fiscali su imprenditori e aziende, così come incidere sull’attività degli ispettori di Equitalia. Scrive ancora Sarzanini:

“Oliverio aveva informazioni sulla vita privata degli agenti segreti e dei generali delle Fiamme Gialle e avrebbe utilizzato queste notizie per ottenere favori per sé e per i propri clienti, tanto da evitare loro verifiche fiscali o successivi versamenti all’Erario. Ma avrebbe anche ricattato alcuni imprenditori e almeno un politico proprio grazie alle notizie segrete che gestiva. Tutti i nomi sono nei file trovati nella pen drive e nei computer sequestrati al momento dell’arresto che gli investigatori della Finanza guidati dal colonnello Cosimo De Gesù stanno analizzando in questi giorni”.

Il Corriere riporta come Oliveiro abbia finora ammesso di aver effettuato bonifici per circa 3 milioni di euro utilizzando anche alcuni conti correnti dei Camilliani per trasferire somme di denaro all’estero.

“Un’operazione di riciclaggio del denaro in un «sistema» che mescola i beni dell’ordine religioso con quelli di provenienza illecita, probabilmente della ‘ndrangheta. E si è scoperto che padre Salvatore si è prestato — come lui stesso ha confessato ai magistrati — pure per custodire alcuni documenti riservati nella propria cassaforte. «Era per fargli un favore, non sapevo di che cosa si trattava», si è giustificato”.

Infine, quel fascicolo sulla P3:

Durante la perquisizione è stato trovato un fascicolo relativo all’inchiesta sulla P3, l’associazione segreta per la quale sono indagati oltre a Flavio Carboni anche Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, l’ex presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone, oltre a numerosi imprenditori.