Papà adottivo fermo in Russia per botte a bimbo “Non è vero”

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Aprile 2016 - 07:07 OLTRE 6 MESI FA
Papà adottivo fermo in Russia per botte a bimbo "Non è vero"

(Foto d’archivio)

PORDENONE – Lo hanno fermato in Russia dove dovrà attendere la data della prima udienza separato anche dalla moglie. Odesio Manarin, comandante dei Vigili di San Quirino, in provincia di Pordenone, e padre adottivo di un bambino russo di 8 anni è stato denunciato in Russia per percosse nei confronti di quello stesso figlio che stava per adottare definitivamente.

Il fatto sarebbe accaduto a Volgograd dove Odesio Manarin e sua moglie si erano recati per finalizzare l’adozione del minore. Doveva essere il giorno più bello, quello in cui avrebbero finalmente portato a casa il loro bambino. Ma si è tramutato in un incubo: colpa di due ceffoni in mezzo alla strada che avrebbero impedito al ragazzino, in preda a una crisi di pianto, di finire sotto una macchina.

In difesa di Manarin è intervenuto il sindaco in persona di San Quirino, Corrado Della Mattia: 

“Stiamo parlando di una persona esemplare –  ha detto al Gazzettino – che ha sempre fatto della conciliazione il principio guida della propria professione, mettendo sempre in primo piano i rapporti interpersonali. Ha due lauree e sta inseguendo da molto tempo il sogno di adottare questo bimbo. Secondo quanto mi ha riferito prima di partire – ha proseguito il sindaco – era persuaso che questa volta fosse quella buona. Per lui e la moglie questa era diventata la principale ragione di vita: stiamo parlando di un bimbo che ha avuto straordinarie disavventure, un orfano per il quale Odesio stravede e per il quale sta facendo ogni cosa per portarlo a casa”.

Sempre al Gazzettino, Odesio Manarin ha confidato la sua frustrazione e la pausa di passare per “il cattivo che picchia il bambino russo”.

Manarin si trova a Mosca, su indicazione del Consolato italiano, ma oggi dovrebbe tornare a Volgograd, dov’è accaduto il fatto che lo vede accusato di percosse (articolo 116 del codice penale russo) nei confronti del bambino di otto anni che stava per adottare definitivamente.

Ma teme per l’esito della vicenda. Perciò si sfoga: «Non posso immaginare cosa si inventeranno per colpirmi, per farmela pagare», dice riferendosi alle autorità russe. E ancora: «Mi fanno passare per un “carnefice” che picchia i bambini. Perché il caso ha voluto che sia stato visto da un generale russo importante. Uno che ha colto l’occasione per farsi pubblicità, “salvando” il bambino dall’italiano». Su Facebook, il comandante dei vigili urbani di San Quirino spiega poi anche come sono andati i fatti. «Non nego di aver dato due schiaffi a mio figlio – dice – ma le circostanze erano talmente gravi, che volevo rinsavisse dall’attacco isterico che lo aveva assalito dopo essersi buttato per terra nel mezzo della strada, al passaggio semaforico. Per accusarmi hanno detto che aveva subito un trauma cranico con lesioni ai tessuti molli, mentre la risonanza magnetica chiesta dalla difesa non ha evidenziato alcun danno. Nessuna lesione ai tessuti molli. Ora stanno dicendo che lo maltrattavo e anche che lo molestavo perché la mattina veniva nel lettone in mezzo a noi».