Boom di revoche per le pensioni di invalidità: a Sassari il 76%, a Milano il 3%

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Inps ha affinato i controlli sulle pensioni di invalidità nel 2010 e il risultato è che una su quattro, il 23%,  è stata revocata. Le differenze a livello territoriale sono sorprendenti: a Milano, per esempio, solo il 3% è risultato fuori regola, a Sassari ben il 76%.

Al centro della ricerca le pensioni di invalidità e l’indennità di accompagnamento: 260,27 euro al mese per tredici mensilità nel primo caso e 487,39 euro al mese per dodici mensilità nel secondo. A concederle è la Asl dopo una visita medica. Ma a ottenere l’assegno sono troppo spesso persone che non hanno i requisiti. Il 23 % nel 2010, nel 2009 la revoca è toccata all’11% del campione. Un aumento dovuto “all’affinamento del campione che andiamo a controllare – spiega Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps -: abbiamo fatto tesoro della prima campagna di verifiche, quella del 2009, e abbiamo concentrato le indagini nelle aree sensibili, le zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d’invalidità”.

Ed ecco quante revoche sono state effettuate, Regione per Regione e poi anche per provincia: la Sardegna (53%), l’Umbria (47%), la Campania (43%), la Sicilia (42%) e la Calabria (35%) sono quelle con il maggior numero di irregolarità. A livello provinciale spicca Sassari: ben il 76% delle prestazioni controllate cancellate, poi Cagliari (64%), Napoli (55%), Perugia (53%), Benevento (52%). A Milano le revoche sono state pari al 3%. A Roma le cancellazioni sono state il 26%. In molti casi, rileva l’Inps, gli assegni diventano il mezzo di scambi clientelari: promesse dai politici in cambio di voti. Nei casi peggiori gestite dalla criminalità organizzata.

Qualcosa però cambierà: ora la procedura sarà svolta per via telematica e l’ultima parola spetterà all’Inps, che prima invece si limitava a pagare le pensioni senza decidere. Ora invece le commissioni mediche delle Asl saranno integrate da un medico dell’Inps che, in determinati casi, fa una seconda visita. “Mi dispiace— dice il presidente— ma non abbiamo scelta, perché alla fine siamo noi che dobbiamo decidere se dare o meno la pensione”.