Piotr Turkiewicz arrestato dopo 26 anni in Italia. Polonia: “E’ killer”. Lui: “Confessai dopo tortura”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Febbraio 2017 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

MODENA – In Polonia è accusato di aver violentato e ucciso una donna. Un terribile omicidio per cui è stato condannato a 20 anni di carcere. A 26 anni dalla sua fuga però Piotr Turkiewicz, polacco di 51 anni, è stato trovato e arrestato a Zocca, in provincia di Modena. Proprio in Italia l’uomo condannato per il delitto efferato si nascondeva da anni, dopo aver cambiato nome e identità ed essersi rifatto una vita. Nella città di Zocca l’uomo ha un lavoro e una famiglia e ora che è stato scoperto si dichiara innocente: “Il regime polacco di allora mi torturò perché confessassi un delitto che non avevo commesso”.

A raccontare la storia di Turkiewicz è il quotidiano La Gazzetta di Modena in un articolo di Daniele Montanari. La vicenda inizia nel 1985, quando una donna venne violentata e uccisa. Per il suo omicidio è stato condannato e dopo 5 anni di carcere, nel 1991, è fuggito approfittando di un permesso premio e iniziando così la sua latitanza sotto il falso nome di Piotr Skalski in Italia. L’uomoha con un passaporto falso ha ottenuto la residenza in Italia, fino a quando il documento non ha attirato l’attenzione degli agenti:

“E così, nell’ambito di uno di questi controlli, è emersa un’anomalia. I militari hnno contattato l’Interpol, che a sua volta ha messo ha interpellato l’anagrafe polacca, scoprendo che quello era il codice di un passaporto rubato. I carabinieri ci sono quindi andati ancora più a fondo: hanno portato Piotr in caserma e lo hanno fotosegnalato prendendo le impronte digitali, con cui hanno ricontattato l’Interpol. Ed è emerso che quelle erano le impronte di un altro Piotr, sul quale dal 2005 pendeva un mandato di arresto internazionale (poi rinnovato) perché aveva scontato solo 5 dei 25 anni della pena a cui era stato condannato”.

Dopo essere stato arrestato, Piotr ha professato la sua innocenza e ha raccontato una storia ben diversa da quella che appare sull’ordine di cattura:

“Non sono un assassino. Ero di Solidarnosc e per questo il regime comunista polacco di allora mi accusò del delitto, coprendo il vero autore, ovvero il figlio di un ufficiale della polizia militare. Sono scappato dalla Polonia nel corso di un permesso premio, dopo sei anni di carcere, e da allora ho vissuto prima a Bologna e poi a Zocca”.

Turkiewicz è riuscito a ricostruirsi una vita proprio a Zocca, dove fino all’arresto viveva con la fidanzata, anche lei polacca, e lavorando come magazziniere ed elettricista. Come riferito dall’avvocato Francesco Murru di Bologna, il fuggitivo ha raccontato davanti ai giudici di essere stato costretto dal regime filo sovietico polacco a confessare un delitto mai commesso, sottolineando anche l’appartenenza al sindacato libero messo al bando dal regime di allora:

“Fui arrestato e condotto in caserma, dove mi torturano per tre settimane, in tutti i modi. Se non avessi confermato la confessione mi avrebbero inflitto la pena di morte. Non pensavo che dopo 32 anni mi sarebbero venuti a cercare”.

L’avvocato Murru si è messo in contatto con un collega di Varsavia al fine di costituire un collegio difensivo affinché in Polonia sia rivalutata la posizione dell’uomo prima che possa essere estradato. La Polonia ha infatti 45 giorni di tempo per chiedere il provvedimento.