Pokemon e reato di tortura. Tweet poliziotto indigna Ilaria Cucchi

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2016 - 15:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Ho catturato un Pokémon! Se non lo rilascio in fretta rischio di essere condannato per il reato di tortura?!” Il tweet risale a qualche giorno fa ed è stato scritto dal dirigente della Polizia Postale dell’Emilia-Romagna, Geo Ceccaroli. Parole ironiche ma fuori luogo che hanno scatenato l’indignazione di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, morto nel 2009 dopo un arresto.

Ilaria Cucchi si è sfogata in lungo post su Facebook, accolto anche in un blog di Huffington Post, e intitolato “Se un primo dirigente della Polizia ha paura del reato di tortura, io ho paura di lui“. Rivolgendosi direttamente a Ceccaroli la sorella di Stefano scrive:

“Che ironia vuole essere questa? La legge sulla tortura è una cosa molto seria, soprattutto in questo momento e soprattutto in Italia. Lei, che mi risulta essere primo dirigente della polizia di Stato – compartimento polizia postale Emilia Romagna, ci fa capire tante cose. La sua ironia ci fa capire la sua paura, figlia della disinformazione e della profonda arretratezza culturale che vede la legge sulla tortura come un pericolo per le forze dell’ordine. Si vuol far passare la legge sulla tortura come un pericolo per la sicurezza dei cittadini ma possiamo comprenderne le ragioni per chi lo vorrebbe fare in Turchia non per chi lo vuole fare in Italia. Lei è di Bologna e Bologna e l’Emilia Romagna è stata terra di casi giudiziari inquietanti, datati e anche meno datati. Quindi se la sua ironia e il suo scherno può sicuramente rivelare paura di una legge efficace sulla tortura io le posso dire che a mia volta provo paura della sua ironia e quindi anche di lei. La sua paura fa paura a noi cittadini”.

Il poliziotto a sua volta ha replicato:

“I tweet sono ironiche osservazioni su un’applicazione per richiamare l’attenzione, soprattutto dei genitori, su una novità del web potenzialmente pericolosa per i più giovani; ogni altra interpretazione di quanto scritto non è attribuibile al mio pensiero. Non ho mai inteso esprimere alcuna valutazione sulla proposta di legge relativa al cosiddetto reato di tortura”.

“Il successivo 23 luglio – ricorda Ceccaroli – ho pubblicato un secondo tweet: Ma se anziché cercare di catturare i Pokemon i ragazzi si dedicassero ad ammazzare le zanzare? Non dormiremmo meglio? Ed un terzo il 24 luglio: Pokemon ad Auschwitz! abbiamo cresciuto una generazione senza sentimenti e rispetto; altro che giornate della memoria. Colpa nostra?!“.

“Credo – spiega il dirigente di polizia – che dall’insieme delle osservazioni che ho postato sul noto social si evinca chiaramente come il mio pensiero sia orientato esclusivamente ai pericoli derivanti dall’utilizzo dell’applicazione che nei giorni passati ha visto tanti ragazzi vittime di incidenti mentre giocavano. La mia attenzione per l’applicazione – aggiunge – è derivata, oltre che da motivi professionali verso il mondo adolescenziale e le abitudini dei giovani on line, dalla mia condizione di genitore di adolescenti”.