Politecnico di Milano, italiano addio: solo inglese per master e lauree

Pubblicato il 12 Aprile 2012 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – La lingua unica dei corsi di laurea magistrale e dei master del Politecnico di Milano sarà l’inglese a partire dal 2014. L’obiettivo è rispondere alle esigenze delle imprese e formare dei giovani che siano pronti ad immettersi nel mercato del lavoro globale. I corsi analoghi in italiano successivi al triennio saranno aboliti. Studenti e docenti dunque avranno due anni per prepararsi. La scelta del rettore Giovanni Azzone si basa su due motivazioni: attrarre gli studenti stranieri e formare quelli italiani.  L’investimento nel processo di internazionalizzazione costerà all’ateneo 3,2 milioni di euro.

Il processo di internazionalizzazione dell’ateneo milanese iniziò qualche anno fa con il rettore Giovanni Azzone, che diceva: “L’Italia può crescere solo se attrae intelligenze, visto che non può contare sulle materie prime”. Il rettore dunque spiegò che l’obiettivo era “formare capitale umano di qualità in un contesto internazionale per rispondere sia alle esigenze delle imprese sia a quelle degli studenti che vogliono essere “spendibili” sul mercato del lavoro mondiale”.

Azzone sostiene che gli studenti, sia italiani che stranieri, ed i docenti hanno accolto in maniera positiva l’iniziativa: “Per i professori abbiamo attivato un piano formativo e chi ritiene di dover migliorare potrà farlo. I nostri docenti sono abituati al contesto internazionale ma anche per me, come professore, so che sarà più faticoso insegnare in inglese che in italiano”. Il rettore poi ha già notato un incremento degli studenti stranieri che scelgono l’ateneo di Milano: dal 1,9 per cento del 2004 si è passati al 17,9 per cento del 2011.

Sebbene la maggioranza del senato accademico abbia detto sì all’inglese come lingua unica, le proteste tra i docenti non sono mancate. Anche l’accademia della Crusca è preoccupata per l’abbandono della lingua italiana al Politecnico. Il linguista Tullio De Mauro ha contestato il progetto per due motivi. Il primo è il passaggio di una intera facoltà alla lingua inglese, operato non da una università privata ma da una pubblica. Inoltre per De Mauro il passaggio all’inglese “non aiuta a migliorare la conoscenza della lingua madre; e questo ha effetti negativi sull’intelligenza”.