Poliziotto sospeso perché si traveste da donna. Tar: reintegro e rimborso danni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Giugno 2015 - 14:58 OLTRE 6 MESI FA
Poliziotto sospeso perché si traveste da donna. Tar: reintegro e rimborso danni

Poliziotto sospeso perché si traveste da donna. Tar: reintegro e rimborso danni

ROMA – In divisa al lavoro, vestito da donna a casa e sui social network. Per questo un poliziotto era stato sospeso dal servizio. Poi però sono arrivati i ricorsi amministrativi: dopo un primo verdetto sfavorevole l’agente si è visto reintegrare sul posto di lavoro e quindi ha anche ottenuto un risarcimento per il danno subito. Secondo i giudici, infatti, travestirsi da donna nella propria vita privata non costituisce, per un poliziotto, un comportamento “lesivo” dell’onore della polizia. E’ invece un diritto della persona che non può essere leso.

La vicenda, che crea un precedente di cui il ministero dell’Interno dovrà tenere conto, la racconta il Fatto Quotidiano in un pezzo firmato da Fabio Abati. Quando le foto sono arrivate sulla scrivania di un superiore dell’agente è scattata la sospensione per un mese da servizio. Inevitabile la contromossa. Scrive Abati:

L’agente è ricorso al Tar che però, in primo grado, non si è espresso a suo favore. Nel febbraio del 2014 il Consiglio di Stato ha invece ribaltato quel responso. Secondo diversi ordini di motivi, i provvedimenti disciplinari erano illegittimi. Per prima cosa “per il diritto vivente il travestimento in abiti femminili non può qualificarsi in sé ‘indecoroso’”, stabilisce il Consiglio di stato, che aggiunge: “Ciò vale anche se trattasi di agente di pubblica sicurezza, che agisce nella sfera della sua vita privata”. Infatti, “l’inclinazione sessuale, anche degli appartenenti alle forze dell’ordine, non costituisce materia di ricatto o di possibili ritorsioni specifiche, o almeno non più di altri aspetti della vita della persona”. E per giustificare ciò si citano gli articoli 2 e 3 della Costituzione e addirittura la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale: “La libertà di espressione costituisce una delle fondamenta essenziali della società”.

A quel punto il poliziotto ha fatto un nuovo ricorso al Tar per chiedere un risarcimento. E l’ha ottenuto. Ancora il Fatto:

il Tribunale amministrativo lombardo ha riconosciuto che all’assistente capo deve “essere risarcito il danno non patrimoniale, arrecato alla libertà di espressione, intesa come libera esplicazione della propria vita sessuale”. “In quanto – spiega meglio il Tar – riguardante l’identità della persona e il diritto alla realizzazione della propria personalità, ingiustamente compressa dall’Amministrazione attraverso l’applicazione di una sanzione disciplinare”. Per questo motivo il ministero pagherà al poliziotto che si veste da donna la somma di 8 mila euro.