I prestiti “impossibili” di Ponzellini a Paolo Berlusconi. Le utilità a Milanese

Pubblicato il 29 Maggio 2012 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA

Marco Milanese (LaPresse)

MILANO – Nell’ambito dell’inchiesta milanese su finanziamenti sospetti da 148 milioni di euro alla società Atlantis di Francesco Corallo per cui Massimo Ponzellini è stato arrestato emergono i rapporti con Marco Milanese, indagato, e Paolo Berlusconi non indagato. Nell’ordinanza, che spiega le misure adottate, sono contenuti particolari sulla gestione dei finanziamenti da parte dell’ex numero uno di Banca Popolare di Milano.

Milanese. Le carte giustificano l’indagine a carico dell’ex braccio destro di Tremonti e parlamentare Pdl. Nella sua qualità di deputato si sarebbe speso da relatore parlamentare per l’introduzione di una legge sul gioco d’azzardo favorevole a Francesco Corallo, titolare della società Atlantis. Il deputato in cambio avrebbe ottenuto “utilità”. La legge del 2010 doveva reperire risorse per il terremoto in Abruzzo. In Antonio Cannalire, anche lui arrestato il 29 maggio, la Procura riconosce il “factotum” di Ponzellini.

Paolo Berlusconi. Tra i soggetti che chiedevano finanziamenti alla Bpm, sempre attraverso Antonio Cannalire, c’era, stando all’ordinanza, anche Paolo Berlusconi. Nella misura infatti si legge che il fratello dell’ex premier si era rivolto a Cannalire per ottenere un finanziamento, ma l’area divisione crediti della banca aveva sollevato perplessità, poiché, disse un responsabile, Paolo Berlusconi chiedeva “una cosa che fatta così sta un po’ sull’impossibile”. Anche l’ex ministro Ignazio La Russa chiese un “interessamento personale a Ponzellini”, riportano le carte dei giudici. L’interessamento, scrive il gip, servì “soltanto per accelerare i tempi della pratica, ma non mancando di raccomandare di effettuare una valutazione più seria possibile, comunque in tempi ravvicinati e prima delle vacanze”.

”Ponzellini – si legge nell’ordinanza del gip – con l’ausilio di Antonio Cannalire, la collaborazione di Enzo Chiesa e, di volta in volta, con la condivisione o la tolleranza degli altri dirigenti, ha realizzato una ‘struttura parallela’, principalmente impegnata nell’attività di erogazione del credito”. Struttura, spiega il giudice, “adatta a recepire, coltivare e soddisfare le richieste di finanziamento di una cerchia di soggetti a vario titolo privilegiati, dando corpo ad un’area di pratiche definibili come ‘pratiche del presidente”. La finalità perseguita dalla struttura parallela “è stata duplice: quella di trarre ricavi immediati in denaro […] e quella di ottenere utilità, più sfumate ma altrettanto concrete, di carattere politico- relazionale da valorizzare nel corso della carriera di alcuni degli associati”.

Nei finanziamenti sarebbero stati favoriti ”soggetti sine titulo, ovvero privi di requisiti essenziali, purché adeguatamente sponsorizzati”. Il reato di associazione per delinquere viene contestato, oltre che a Ponzellini, Cannalire (per i due la Procura aveva chiesto il carcere, ma il gip ha disposto i domiciliari) e Chiesa, anche a Francesco Corallo di Atlantis, al deputato Pdl Marco Milanese e al commercialista bolognese Guido Rubbi, accusato anche di riciclaggio perché avrebbe “ripulito” i soldi delle presunte mazzette arrivate a Ponzellini.

Ponzellini è accusato anche di corruzione privata, reato procedibile a querela ed è stata proprio la banca, nei mesi scorsi, a denunciarlo. La corruzione privata è contestata a Ponzellini, Cannalire e Corallo per il finanziamento ad Atlantis, che è riuscita a raggiungere il 25% della quota di mercato delle slot machine. A presentare Corallo a Ponzellini sarebbe stato il parlamentare Milanese. L’allora presidente Bpm avrebbe ottenuto presunte tangenti per oltre un milione di euro da Corallo e la promessa, tramite un contratto fittizio di consulenza, di circa 3,5 mln di sterline in tre anni. A Ponzellini, inoltre, sarebbero contestati altri episodi di corruzione privata in relazione a presunte tangenti per finanziamenti alla Sisal, società concessionaria dei giochi (un credito da 600 mila euro), a Capgemini, a Energrid spa e a una società del gruppo Almaviva.

Secondo il gip, il “factotum” di Ponzellini, Cannalire, aveva la possibilità di “accedere ai massimi livelli imprenditoriali, politici e istituzionali”. Nel provvedimento del giudice viene riportata un’annotazione di polizia giudiziaria del 13 luglio 2011 che espone “quali e quanto importanti siano le relazioni pubbliche di Cannalire”. Si riferisce di una conversazione in cui “Ponzellini chiede a Cannalire il resoconto di un incontro avvenuto fra il Governatore della Banca d’Italia ed il presidente del Consiglio”. Il braccio destro di Ponzellini, scrive il gip, “è in grado di riferire sui contenuti dell’incontro al quale hanno partecipato, a quanto da lui dichiarato, Alfano, Bonaiuti e Letta”. Cannalire, si legge ancora, “conclude la telefonata dicendo che non appena incontrerà di persona Valentino (l’on. Valentino Valentini, assistente particolare di Silvio Berlusconi), si farà raccontare meglio”.

Il gip, approfondendo la figura di Cannalire, spiega che i “soggetti che si rivolgono a lui sono consapevoli di utilizzare un canale non ordinario di Bpm”. Il 20 gennaio 2011, tra le altre cose, Cannalire manda un sms all’allora ministro Paolo Romani: “Mi chiede Ponzellini se possiamo invitarti a cena stasera dove ti fa comodo, almeno finché abbiamo una banca”. Tra ottobre e novembre del 2011 “una serie di intercettazioni” dimostrerebbero la preoccupazione della “coppia Ponzellini-Cannalire” per la loro “prossima uscita da Bpm”. Poi in una “conversazione del 22 ottobre 2011 con l’on. Daniela Santanchè” Cannalire definisce “una vittoria l’assemblea con la quale è stato nominato il consiglio di sorveglianza di Bpm, con l’importante ingresso di Andrea Bonomi nell’azionariato”, anche se “manifesta preoccupazione per il fatto che Banca d’Italia sembra esprimere una posizione contraria sulla permanenza tra i dirigenti di Chiesa”.