Probiotici, tè nero e verde, barrette, lactobacilli: il cibo-medicina è falso all’80 per cento

di Riccardo Galli
Pubblicato il 4 Maggio 2011 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il vostro carrello della spesa è pieno di yogurt che fanno bene all’intestino e di succhi di frutta che aumentano le difese immunitarie? Siete fan delle gomme da masticare che fanno bene ai denti o comprate sempre una determinata cioccolata, certi che aiuti la crescita dei vostri figli? Bene, anzi male, quattro volte su cinque siete stati “ingannati” e avete comprato, quasi sempre ad un prezzo ridicolarmente alto, un prodotto che non possiede quella caratteristiche salutistiche che pubblicizzava. Non fa male ma neanche bene, non è cibo-medicina. Solo cibo e niente “medicina”. Lo dice la prima indagine europea contro le etichette-patacca del cibo “salutista” che si avvia alla chiusura con un risultato da brividi: l’80% dei miracoli promessi sulle confezioni in vendita nei supermercati non hanno fondamento scientifico certo. La sentenza dell’Efsa – l’autorithy europea del settore alimentare – è impietosa. Dei 2.150 casi esaminati finora da 20 scienziati indipendenti, quattro su cinque non hanno passato l’esame.

L’industria alimentare, ovviamente, si difende. «Bisogna rivedere i meccanismi di valutazione – hanno scritto nei giorni scorsi tre lobby di settore a Basilis Mathoudakis, responsabile normative alimentari Ue – . Molte richieste sono state respinte perché le regole del gioco non erano chiare». Ma la difesa sembra più rivolta ad un mercato che vale 120 miliardi l’anno e garantisce margini da sogno (un prodotto “salutista” rende molto di più dell’omologo senza virtù terapeutiche), che non alle presunte virtù terapeutiche dei cibi. «Molte aziende ci hanno dato informazioni di scarsa qualità che non ci consentono di dare l’ok», dice l’Efsa. C’è persino chi ha tentato di dimostrare l’efficacia scientifica del succo di melograno citando come fonte la Bibbia, e allora perché non provare con la manna, e chi ha puntellato il suo dossier con le raccomandazioni alimentari ai piloti della Raf nella seconda guerra mondiale. Ma anche dossier scientificamente più seri non hanno passato l’esame. La Ferrero ha presentato 27 studi umani, 12 pubblicazioni più due ricerche su 24-30enni per poter sostenere che la barretta Kinder «aiuta la crescita». Bocciata però, perché la casistica fornita riguardava una fascia di età diversa dal target del prodotto. Respinte al mittente anche le richieste Unilever sul tè nero e quella di Friesland sul succo di frutta addizionato di calcio («previene l’erosione dentale») assieme alle virtù anti-placca dei chewing gum senza zucchero, ai miracoli della melatonina («regola il sonno») e a tanti dietetici a base di fibre.

Qualcuno ha invece trovato tra le pieghe delle decisioni dell’authority l’escamotage per dribblare i “no”. Danone, ad esempio, ha preferito ritirare le richieste sui Lactobacilli Activia e Actimel («aiutano il sistema immunitario», recitava l’etichetta) per il timore del “no” su due marchi che fatturano 3,7 miliardi grazie al loro appeal di cibi-farmaco. Ma di necessità ha fatto virtù: l’Activia nei supermarket italiani si fregia oggi del titolo l’«unico con Bifidus Actiregularis», senza però dilungarsi sui miracoli del batterio, in fondo nell’immaginario dei consumatori sono ormai accertate le virtù di questo yogurt, non c’è più neanche bisogno di ripeterlo. Actimel invece ha pescato il jolly. Il Lactobacillus non funziona? Poco male. La vitamina B6 ha il timbro Efsa di presidio immunitario ed è bastato ridosarla negli ingredienti. E l’etichetta adesso è salva.

La partita non è solo accademica, l’authority infatti consegnerà a fine giugno alla Ue i risultati finali del suo lavoro su 4.637 dossier. E Bruxelles dovrà decidere allora se tradurli subito in legge, obbligando i produttori a eliminare le affermazioni bocciate, o dar loro una prova d’appello, concedendo magari margini di tempo per adeguarsi o dando la possibilità di inviare nuovi studi.

In attesa delle decisioni europee vale per il consumatore il vecchio detto “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”. La varia gamma dei probiotici, ad esempio, i microrganismi che hanno trasformato i vasetti di yogurt in oggetti ricercati e cari, non ha alcun effetto taumaturgico sulle difese immunitarie come garantivano le loro etichette, bocciate in 798 casi su 800. Stesso discorso per gli anti-ossidanti, un’altra parolina magica in grado di trasformare un prodotto di serie B in oro, solo per chi lo vende naturalmente. Dei 416 spot proposti («aiutano a prevenire il cancro», «rallentano l’invecchiamento delle cellule») se ne sono salvati una manciata. Così come non è dimostrato che le barrette kinder aiutino a crescere e come non è affatto certo che the nero e the verde aiutino la concentrazione e servano a mantenere il tono di calcio nelle ossa.

Tra i prodotti bocciati anche il succo di melograno che, secondo l’etichetta, dovrebbe aiutare a mantenere il colesterolo ad un livello adeguato e le fibre solubili che non concorrono a gestire il peso corporeo. E poi la melatonina che non è dimostrato che regoli i ritmi del sonno e le gomme allo xantan che dovrebbero dare una sensazione di sazietà a chi le mastica.