Quinto di Treviso, sindaco Mauro Dal Zilio respinge bus di profughi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2016 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Quinto di Treviso, sindaco Mauro Dal Zilio respinge bus di profughi

Quinto di Treviso, sindaco Mauro Dal Zilio respinge bus di profughi (Foto archivio Ansa)

TREVISO – Un bus arriva nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 novembre a Quinto di Treviso con circa 15 profughi a bordo. A respingere l’arrivo dei migranti un gruppo di cittadini guidati dal sindaco Mauro Dal Zilio, infuriato perché la Prefettura non lo aveva informato della decisione di trasferire le persone nella città.

Mauro Favaro sul quotidiano Il Gazzettino scrive che il sindaco e altri cittadini hanno fatto un picchetto davanti alla Domus Nostra, una struttura privata gestita dalle suore che ospita già otto donne richiedenti asilo e tre bambini:

“L’autista aveva il compito di far scendere lì altri profughi. Ma ha trovato i cancelli chiusi. Così si è messo ad attendere in strada, sotto la pioggia, con le quattro frecce accese, proprio davanti alla sede della Lega di via Ciardi. E’ qui che all’1.15 l’hanno incrociato Dal Zilio e Fulvio Pettenà, storico ex presidente del consiglio della Provincia. «Mi ha detto che doveva lasciare giù altri profughi che aveva caricato a Mestre – racconta Pettenà – e io gli ho subito risposto che non lo si fa di notte, come i ladri, perché nessuno veda». Il clima tra i due si è subito scaldato. Sono volate parole grosse”.

Le proteste per la presenza di migranti non si fermano nemmeno a Padova, dove in un altro articolo sul Gazzettino si parla delle continue liti tra gli ospiti dei centri di accoglienza, con i profughi che mettono in atto risse sapendo di non venire poi puniti:

“«Sanno che possono fare tutto quello che vogliono e che nessuno gli farà niente spiega l’operatore, che intende rimanere anonimo per timore di ritorsioni e per conservare il suo posto di lavoro e purtroppo noi stessi non possiamo sempre fare affidamento sulle forze dell’ordine». Accuse gravissime, che trovano una pronta spiegazione. «Accade spesso che le tensioni all’interno dei centri degenerino in risse o aggressioni rivela il testimone e capita che i rappresentanti dell’ordine rimangano ai margini, in attesa che le cose si risolvano da sole. Intanto noi operatori siamo spesso presi in mezzo e a volte qualcuno prende pugni e schiaffi».”