Riva: i conti restano sequestrati, la politica rimanda. E i 1400 lavoratori?

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2013 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA
L'Ilva a Taranto

L’Ilva a Taranto

TARANTO – Da una parte il Gip di Taranto mantiene sotto sequestro i beni dei Riva, dall’altra l’azienda insiste nel dire che con i beni sequestrati non può pagare gli stipendi ai lavoratori. Poi c’è la politica, con il governo che da giorni si scontra sul decreto “salva-Ilva” ma continua a rimandare. Al centro, naturalmente, il destino ancora incerto di 1400 lavoratori: quelli che dal 12 settembre scorso sono a casa dopo la decisione della Riva Acciaierie di sospendere l’attività dei suoi impianti, a eccezione dell’Ilva che però è sotto le direttive di un commissario straordinario.

Prosegue con un nulla di fatto quella che ormai è diventata una guerra di annunci tra il Gip di Taranto e il gruppo Riva. Riva conferma che ”la paralisi aziendale resta assoluta” dopo che il Gip Patrizia Todisco ha chiarito che con il sequestro preventivo ”non è stata posta alcuna preclusione all’uso dei beni da parte del soggetto proprietario”, rispondendo così ad una istanza del Gruppo. Il blocco delle fabbriche però resta perché ”le somme sequestrate sui conti correnti – afferma l’azienda – che sono indispensabili per il pagamento degli stipendi e dei fornitori, non potranno essere restituite alla Riva Acciaio”.

Inoltre, l’Autorità giudiziaria avrebbe disposto ”nuovi e ripetuti atti di sequestro sui conti correnti”, fino a totalizzarne ”più di dieci in meno di 15 giorni”. In effetti il Gip non ha tolto i sigilli dai beni dei Riva, come questi ultimi avrebbero auspicato, ma ha chiarito che ”non è stata posta alcuna preclusione all’uso dei beni da parte del soggetto proprietario”, ossia Riva Acciaio. Secondo il Gip spetta poi al Custode Mario Tagarelli gestire le risorse finanziarie sequestrate, ”purché venga assicurata la prosecuzione dell’attività aziendale e salvaguardate le finalità del sequestro”.

La tesi, naturalmente, non viene condivisa dagli interessati, che contesta al Gip il fatto che ”nella realtà dei fatti, ciò è di fatto impossibile” e tira in ballo gli istituti di credito. ”Riva Acciaio – prosegue il gruppo – non può avere fideiussioni bancarie poiché le banche hanno sospeso ogni operatività con l’azienda in conseguenza del sequestro”. Una discussione che sembra andare avanti all’infinito, mentre da quasi 2 settimane a 1.400 operai viene precluso l’ingresso nei 7 stabilimenti sparsi per il Paese. I lavoratori, nel frattempo, attendono dal Governo il cosiddetto decreto ‘salva Riva’, che già martedì il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato ha indicato come pronto. Per il varo, tra veti incrociati nella maggioranza, bisogna però aspettare l’arrivo dagli Usa del premier Letta, atteso per domani. Nel frattempo il ministro cerca di capire ”se esistono effettivamente e concretamente le condizioni per un’immediata ripresa delle attività”.