Rivoli. Antonio Forchione rientra a lavoro dopo trapianto di fegato: licenziato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Marzo 2017 - 19:50 OLTRE 6 MESI FA
Torino. Antonio Forchione rientra a lavoro dopo trapianto di fegato: licenziato

Rivoli. Antonio Forchione rientra a lavoro dopo trapianto di fegato: licenziato

TORINO – Un operaio ha subito un trapianto di fegato e quando dopo otto mesi è rientrato in fabbrica lo hanno licenziato. La storia di Antonio Forchione, 55 anni, arriva dall’azienda metalmeccanica di Oerlikon Graziano, che ha sede a Rivoli vicino Torino.

L’uomo ha dovuto sottoporsi ad un trapianto di fegato, quando è rientrato lo hanno visitato e lo hanno dichiarato inabile, costringendolo a prendere tre settimane di ferie forzate fino all’arrivo della lettera di licenziamento lo scorso lunedì 6 marzo. Forchione ha annunciato che farà causa all’azienda e i colleghi per solidarietà hanno aderito allo sciopero di due ore su tutti i turni proclamato dai sindacati Fim, Fiom e Uilm.

Tanta è stata la solidarietà dimostrata dai colleghi all’operaio. L’azienda infatti conta 700 dipendenti a Rivoli e oltre 1500 in Italia. Allo sciopero hanno aderito non solo i lavoratori di Rivoli, ma anche quelli della fabbria di Luserna San Giovanni. Stefano Parola sul quotidiano Repubblica raccoglie la delusione di Antonio Forchione, che ha sempre lavorato come operaio seguendo i suoi turni fino a quando, circa un anno fa, i medici gli hanno diagnosticato una malattia al fegato:

“Mi avevano dato sei mesi di vita. Poi ho subìto un trapianto e l’operazione è andata bene”, dice. A gennaio, dopo sei mesi di mutua, avrebbe voluto rientrare, anche se i medici si erano raccomandati di evitare di respirare polveri e fumi vari: “L’azienda mi ha suggerito di mettermi in ferie, così ho smaltito i giorni che avevo a disposizione. Lunedì sono tornato al lavoro, ma mi hanno detto che il posto per me non c’era più. Ma io avrei accettato anche un demansionamento”.

Gianni Mannori, della Fiom, spiega che le condizioni per trovare una soluzione c’erano, ma da parte dell’azienda non c’è stata volontà:

“I rappresentanti sindacali sono stati informati a licenziamento già avvenuto. La protesta è stata indetta anche perché è il terzo caso simile, dopo quelli quelli che hanno riguardato due delegati Fiom negli stabilimenti di Bari e di Sommariva Bosco”.

Ora l’operaio ha annunciato che farà causa all’azienda per ottenere un risarcimento e spera che gli sia riconosciuto un indennizzo che gli consenta di andare in pensione entro i prossimi 5 anni:

“Dice di essersela presa, ma non più di tanto: “Sono convinto che il giudice mi darà ragione, ma mi auguro che una cosa del genere non succeda mai più: se mi fosse capitato dieci anni fa non avrei avuto nessuna speranza di andare in pensione”.