Roberto Mancini alla sbarra: bancarotta, gaffe e distrazioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Settembre 2015 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Mancini alla sbarra: bancarotta, gaffe e distrazioni

Roberto Mancini alla sbarra: bancarotta, gaffe e distrazioni

ROMA – Imputato per bancarotta fraudolenta, all’udienza preliminare del processo, l’allenatore dell’Inter Roberto Mancini ha collezionato una serie di dichiarazioni che sembrano comporre un “puzzle di (apparenti) distrazioni”. Almeno secondo la cronaca del processo del Corriere della Sera affidata a Giulio De Santis,

Distrazioni per difendersi dall’accusa: il pm sospetta infatti che dietro la bancarotta da un milione e 800 mila euro della sua Img Costruzioni ci sia un giro di assegni circolari per mascherare ricavi in nero finalizzata all’evasione fiscale.

Prima distrazione, con gaffe sportiva però: “Quando giocavo con la Roma e con la Lazio, conobbi Marco Mezzaroma”. Mancini è stato sì una bandiera della Lazio, prima come giocatore poi come allenatore, dovrebbe ricordare per questo che la maglia giallorossa non l’ha mai indossata.

Il resto è più o meno riassumibile con la giustificazione più volte ripetuta: “Faccio un altro mestiere, di quello che mi contestate non ci capisco niente”. A corroborare l’impianto accusatorio, invece, la confessione dell’avvocato Stefano Gagliardi, testimone di nozze della moglie di Mancini, suo ex curatore degli affari extra-calcistici, arrestato nel 2011 per bancarotta fraudolenta.

Gagliardi, per difendersi, aveva dichiarato: “Tutti sapevano che gli assegni circolari che ci eravamo suddivisi erano ricavi in nero della Mastro srl. La società si è servita della Img Costruzioni srl esclusivamente per abbassare le imposte”. Fra le “distrazioni” menzionate nell’articolo (faceva tutto l’avvocato, mia moglie ha ricevuto una procura legale a mia insaputa), una ha messo nei guai un altro imputato. Glielo contesta il pm Fava.

Ed è a questo punto che Mancini avrebbe commesso un’altra distrazione: non girò gli assegni. Quando il pm gli ha domandato il perché, ecco come risponde l’ex numero dieci di Lazio e Sampdoria: «Non mi è venuto in mente di girarli». Distrazione che è costata a Spendolini l’imputazione per riciclaggio presso la filiale di Jesi della Banca Popolare di Ancona dei sei assegni con lo scopo, secondo la procura, di schermare la reale origine del denaro. (Giulio De Santis, Corriere della Sera).