Roma, feriti alla mensa dei poveri: non c'era spazio per tutti

Pubblicato il 29 Aprile 2012 - 18:23 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 29 APR – La poverta' aumenta e aumentano anche le file davanti alle mense dei poveri. Come a quella nella Basilica di Santa Maria in Trastevere dove oggi un immigrato,al quale e' stato negato un posto, ha ferito due persone. Fino ad alcune settimane fa al pranzo domenicale organizzato dai parroco della basilica romana si presentavano circa 20-25 persone, ''in pochissime settimane sono diventati tra i 100 e i 120 – spiega Mario Marazziti, il portavoce della Comunita' di Sant'Egidio – Si sono creati cosi' tempi d'attesa e non c'e' spazio per tutti. Gli immigrati rimangono sempre i piu' numerosi ma ci sono moltissimi italiani. C'e' un disagio in crescita nella citta' e gli spazi di solidarieta' impediscono che diventi disperazione ed esplodano i drammi individuali''.

Marazziti si chiede: ''Cosa sarebbe la citta' senza questa solidarieta'? Se tutto cio' non avesse risposte, ci sarebbero esplosioni di follia individuale come quella di oggi''. Secondo Marazziti la parrocchia di Santa Maria in Trastevere ''fa un grande servizio per i poveri, di umanizzazione. Noi come comunita' di Sant'Egidio abbiamo persone normali che chiedono il necessario, dobbiamo pensare come la citta' possa aprirsi e non chiudersi per evitare storie drammatiche''. ''Come comunita' di Sant'Egidio nella nostra lunga storia, in circa 20 anni, – spiega il portavoce – abbiamo dato assistenza a circa 150 mila persone e ci sono stati soltanto un paio di casi di violenza. C'e' da registrare come a Roma, appena si aprono spazi di solidarieta,' aumenta la richiesta nei nostri centri. Oltretutto la crisi aumenta il disagio mentale, ma siamo al di sotto della soglia fisiologica dell'aggressivita' urbana proprio grazie ad una grande risposta di solidarieta''. Vorrei ricordarlo, ogni notte la Comunita' di Sant'Egidio insieme ad altri 1000 volontari di tutte le altre associazioni, fornisce assistenza nelle stazioni e nelle strade. Anche in questo modo riusciamo a decomprimere – conclude – violenza, disagio e disperazione''.