Roma, inchiesta filobus. Riccardo Mancini ammette: “Ho ricevuto 60mila €”

Pubblicato il 3 Febbraio 2013 - 20:30| Aggiornato il 23 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Riccardo Mancini parla e ammette. Racconta agli inquirenti di aver ricevuto 60 mila euro, “ma ad appalto già assegnato”. L’ex ad dell’Ente Eur, indagato dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta su una tangente per una commessa di 45 filobus per Roma Metropolitane, società del Campidoglio, secondo l’accusa, sarebbe stato il destinatario invece di una tangente di 150 mila euro. Mancherebbero quindi all’appello circa 90 mila euro.

Dove sono finiti? E’ uno dei nodi più insidiosi da sciogliere per i pm di Roma. La deposizione di Mancini non avrebbe soddisfatto il magistrato che sta cercando di ricostruire il percorso del denaro versato dall’ex amministratore delegato di Breda Menarini, Roberto Ceraudo, attualmente detenuto a Regina Coeli e interrogato sabato.

A parlare in modo dettagliato della tangente era stato nei giorni scorsi un imprenditore italiano residente a Praga, Edoardo D’Incà Levis, il quale ha ammesso di aver creato un fondo nero, attraverso un meccanismo di false fatturazioni, utilizzato da Ceraudo per pagare la tangente. D’Incà Levis ha raccontato ai pm di aver appreso da Ceraudo che la tangente era destinata alla ‘segreteria di Alemanno’.

Per questo motivo il sindaco di Roma ha voluto “ribadire l’estraneità della sua segreteria” nell’intera vicenda.

In sostanza quello che la procura di Roma sta cercando di accertare è il reale quantum della tangente pagata da Roberto Ceraudo, ex amministratore delegato della Breda Menarini, attualmente in carcere. Tangente lo stesso Ceraudo, nel corso dell’interrogatorio, aveva ribadito essere ”balzello destinato alla politica romana”.

Ceraudo nei suoi interrogatori avrebbe sempre parlato di una cifra di circa 600 mila euro mentre il supertestimone dell’inchiesta, D’Inca’ Levis, ha fatto riferimento ad un ‘fondo nero’ utilizzato da Ceraudo, per 800 mila euro.

Intanto la polemica politica si amplifica. Da una parte l’opposizione è pronta ad attaccare Alemanno: “Se il sindaco fosse persona seria – tuona il Pd di Roma – a questo punto dovrebbe spiegare la ‘donazione’ del suo fedelissimo Mancini oppure dovrebbe andarsene per evitare di trascinare la città ancora di più in un gorgo fangoso fatto di indagini della magistratura, scandali e mazzette”. Netta la replica del capogruppo Pdl all’Assemblea capitolina, Luca Gramazio, secondo il quale cercare ”a tutti i costi di invischiare il sindaco Alemanno nell’inchiesta filobus è patetico e fa palesemente parte di una campagna elettorale scadente, misera e volgare. Una campagna, poi, che il Pd, impegolato nella storiaccia del Monte dei Paschi di Siena e negli scandali che hanno segnato l’Amministrazione Zingaretti, farebbe bene a non impostare in questo modo”.