Roma. “Mantide” Gigliola Guerinoni azzannata da un cane: “Dimenticate il mio nome”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Settembre 2013 - 10:21 OLTRE 6 MESI FA
Roma. "Mantide" Gigliola Guerinoni azzannata da un cane: "Dimenticate il mio nome"

Gigliola Guerinoni

ROMA – Gigliola Guerinoni, la “mantide di Cairo Montenotte“, è stata azzannata da un cane la sera di domenica 8 settembre nel quartiere San Basilio, a Roma. La Guerinoni, nota alle cronache per aver ucciso il suo amante Cesare Brin edessere stata condannata a 26 anni di carcere, è stata ricoverata in codice rosse all’ospedale Sandro Pertini. Il cane che l’ha aggredita era stato liberato dai due padroni romeni e aizzato contro la polizia, intervenuta a sedare una lite. Ma l’animale invece di aggredire gli agenti si è scagliato contro la donna, staccandole quasi un dito e azzannandola a cosce e glutei.

La sera di domenica tutto inizia quando la polizia interviene per sedare la lite tra due romeni e il proprietario di una pizzeria, che si rifiutava di dargli da bere. I due aizzano il cane contro gli agenti e lo liberano, ma l’animale si scaglia contro la Guerinoni, 68 anni, che in quel momento stava passando. Il cane, legato dagli agenti ad un inferriata, è morto soffocato prima che il veterinario della Asl arrivasse a prenderlo in consegna.

Francesco Salvatore di Repubblica ricostruisce l’accaduto:

“La donna è stata azzannata alla coscia, al polpaccio, al gluteo e alla mano da un cane, incrocio fra un dogo argentino e un pitbull. Con un morso il molosso le ha quasi raggiunto l’arteria femorale, con un altro le ha quasi staccato un dito della mano. A seguito dell’aggressione Guerinoni, 68 anni, è stata portata in codice rosso e poi ricoverata all’ospedale Sandro Pertini, dove è stata sottoposta ad un’operazione. La prognosi è di trenta giorni”.

I due romeni sono stati arrestati con l’accusa di lesioni personali gravi e rapina a pubblico ufficiale, per aver preso la pistola di un agente. Per la morte del cane invece la Procura di Roma ha aperto n’inchiesta per accertare le responsabilità del mancato intervento del veterinario della Asl.

La Guerinoni, subito identificata dalla stampa con il nome che le fu dato nel 1987 dopo la condanna per l’omicidio dell’amante, ha chiesto che “sia dimenticato il suo nome” in un’intervista al Messaggero:

“«Non voglio che si faccia più il mio nome. Sono state dette troppe bugie. Ho una famiglia e non voglio esporla a rischi» continua la donna, una nonna affettuosa con i due nipoti che l’assistono durante il ricovero all’ospedale. «Ora basta – dice – dimenticatevi di me»”.