Roma, partorisce e getta il figlio nel cassonetto: “Infanticidio, era nato vivo”

Pubblicato il 12 Marzo 2013 - 19:12| Aggiornato il 26 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Era nato vivo il bimbo gettato nel cassonetto davanti al reparto di ginecologia dell’ospedale San Camillo a Roma il 28 febbraio scorso. Per la madre, una ragazza romana di 25 anni, l’accusa muta quindi in infanticidio.

E’ quanto emerso dall’autopsia disposta dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto Paolo D’Ovidio. Marika S., questo il nome della donna, secondo quanto accertato dagli agenti del commissariato Monteverde, avrebbe nascosto la gravidanza in famiglia per poi partorire nell’abitazione della sorella nella zona del Trullo la notte del 27 febbraio.

Agli inquirenti la ragazza ha raccontato di essere rimasta incinta dopo un rapporto occasionale. “Il piccolo era già morto – avrebbe messo a verbale la 25enne romana – Mi è anche scivolato nel water e poi l’ho ripreso. L’ho avvolto in un telo, l’ho messo nella busta e l’ho chiuso in un armadio – avrebbe poi aggiunto – poi mi sono messa a dormire fino alle due del pomeriggio”. Ma l’autopsia ha invece accertato il contrario, il bambino dato alla luce era vivo. Dopo il parto il piccolo è stato chiuso in una busta di plastica e avvolto poi in un lenzuolo.

Il giorno dopo Marika è uscita portandosi dietro il corpo del neonato chiuso nella sua borsetta. Colpita poi da forti dolori addominali dovuti ad una emorragia è dovuta ricorrere alle cure mediche al San Camillo. Ai medici ha poi confessato l’accaduto.