Sara: “Voleva uccidermi, non mi hanno creduto. Ora lo può rifare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2017 - 12:13 OLTRE 6 MESI FA

 

FIRENZE – “Me lo potevo ritrovare qui, al lavoro, o di nuovo, sulla strada di casa. E se volesse vendicarsi? E se lo facesse di nuovo, a un’altra ragazza che invece non si difende?” dice ora Sara dopo la scarcerazione di Harwinder Singh, il cittadino indiano e residente a Fiumicino, che ha cercato di aggredirla mercoledì scorso a Firenze. Harwinder Singh, arrestato con l’accusa di tentata violenza sessuale e lesioni personali aggravate, è stato scarcerato dopo 48 ore. Scarcerato perché il Gip ha lasciato cadere l’accusa di tentata violenze sessuale.

“Mi ha messa in ginocchio – racconta Sara – stringeva il laccio al collo, sempre più stretto. Ho provato a guardarlo in faccia, nulla, un buco nero. In quel momento ho pensato che se non reagivo, avrebbe vinto. E ho iniziato a tirate più forte che potevo”. E ancora: “Mi sono accorta che lui mi seguiva solo dopo due chilometri, invece era dal pub che mi stava dietro. Verso piazza Puccini ho visto questa figura oscura che aveva in mano un laccio. Ma, ingenuamente, ho pensato che fossero le cuffie del cellulare”.

“Mi sono sentita stringere al collo – dice Sara – In un attimo, mi era arrivato alle spalle. E stringeva, sempre più forte. Ho scalciato, e devo averlo preso da qualche parte, perché ha allentato la presa, e sono riuscita a spostare quel cavo infilandoci le mani. Ma ha stretto ancora, più forte, sul mento. Volevo urlare, ma non riuscivo. Mi ha messa in ginocchio, avevo paura di svenire, e allora ho tirato più forte che potevo”.

Ma Sara non si arrende, lo tramortisce, si divincola e scappa. E ora Harwinder Singh è stato scarcerato. E Sara si sfoga: “Me lo potevo ritrovare qui, al lavoro, o di nuovo, sulla strada di casa. E se volesse vendicarsi? E se lo facesse di nuovo, a un’altra ragazza che invece non si difende? Mica tutte reagiamo allo stesso modo”. E ancora: “Io capisco che lui si difenda, che racconti una storia pur di essere scagionato, ma ha detto che due in bicicletta gli avevano rubato il cellulare, e pensava che io fossi una dei due. A parte, che non ero in bici, ma io il cellulare gliel’ho visto. La mia testimonianza però non conta. Il giudice gli ha creduto, ma il suo avvocato è una donna: come ha potuto difenderlo?”.