Sava, carabiniere Raffaele Pesare fa strage: “Venite, ho fatto una ca…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Novembre 2017 - 20:19 OLTRE 6 MESI FA
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Sava, carabiniere Raffaele Pesare fa strage: “Venite, ho fatto una ca…”

TARANTO – Ha impugnato la pistola di ordinanza e ha esploso alcuni colpi contro il padre, la sorella e il cognato uccidendoli. Un gesto folle in preda alla rabbia, al culmine di una lite con i suoi parenti. Raffaele Pesare, carabiniere di Manduria, ha poi chiamato i colleghi della casera: “Venite, ho fatto una ca…”, ha detto al telefono prima di tentare il suicidio sparandosi un colpo al mento.

Le vittime di questa tragedia familiare che si è consumata a Sava, in provincia di Taranto, il 18 novembre sono Damiano Pesare, Pasana Pesare e il marito Salvatore Bisci. Raffaele Pesare, il militare di 53 anni che ha sparato ai suoi parenti uccidendoli, è ricoverato al policlinico di Bari dove non sarebbe in pericolo di vita. A scatenare il folle raptus omicida, consumato nell’appartamento della sorella proprio nella piazza principale di Sava, sarebbe stata una lite familiare, probabilmente legata ad interessi economici: una eredità divisa male o la gestione di un terreno agricolo di proprietà del padre Damiano, in cui Raffaele e il cognato Bisci avevano interessi comuni, scrive l’Ansa.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Manduria e del comando provinciale di Taranto, i colleghi del Ris, il medico legale Alberto Tortorella, il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e il pm Maria Grazia Nastasia. L’area è stata delimitata con nastro bianco e rosso. Tutt’intorno una folla di curiosi. Il sindaco di Sava Dario Iaia conosceva personalmente le vittime.

“Tutta brava gente”, ha sussurrato ai cronisti il primo cittadino. “Siamo sconvolti – ha aggiunto – e nulla lasciava presagire una tragedia di queste proporzioni. La nostra è una cittadina tranquilla”. Raffaele Pesare è sposato e ha due figli e uno di questi, dicono in paese, intende diventare sacerdote. Anche la sorella del militare, una delle vittime, ha un figlio di 12 anni che al momento della strage si trovava a scuola. Al ragazzino è stato detto inizialmente che i suoi genitori sono rimasti coinvolti in un incidente. Gli hanno portato il cagnolino bianco di famiglia per farlo giocare. Lui, all’oscuro di tutto, ha chiesto anche di poter essere accompagnato dallo zio Raffaele.

La violenta lite familiare, secondo i carabinieri, potrebbe essere dunque legata a questioni economiche. Ma questa è una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che indagano per risalire con certezza al movente del dramma familiare. “Le persone coinvolte – ha aggiunto il sindaco Iaia – non hanno mai dato segni di preoccupazione. Conosco anche il carabiniere che ha sparato, un militare apprezzato per la sua attività. Restiamo veramente senza parole”.