Scajola: “Casa Colosseo? Regalo di Anemone”. Non più “a sua insaputa”

Pubblicato il 16 Dicembre 2011 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA

Claudio Scajola (Lapresse)

ROMA, 15 DIC – L’ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha depositato in procura a Roma un memoriale per ribadire la propria estraneità ai fatti contestati. Il Fatto Quotidiano ha ironizzato: “A Scajola torna la memoria, scompare la frase ‘a sua insaputa’“.

L’esponente del Pdl è attualmente indagato per violazione della legge sul finanziamento ai partiti in relazione alla compravendita dell’appartamento di via del Fagutale, a due passi dal Colosseo.

La decisione di consegnare ai pm un memoriale potrebbe però risultare inutile perché, in base a quanto filtra da piazzale Clodio, la procura di Roma è orientata a chiedere per lui la citazione diretta a giudizio, davanti al tribunale monocratico. Oltre a Scajola il processo vedrebbe tra gli imputati anche il costruttore Diego Anemone.

Molto si gioca sulle date. Obiettivo non nascosto della difesa è la prescrizione. Secondo la memoria presentata, se reato c’è stato è stato commesso nel 2004, quando fu fatto il rogito. Invece, secondo la valutazione dei magistrati, risulterebbe compiuto fino al 30 aprile 2007, termine previsto per l’approvazione dei bilanci relativi all’esercizio 2006: così la prescrizione potrebbe cadere non prima del 2013.

I due imputati, nel corso delle indagini preliminari, non hanno voluto sottoporsi all’interrogatorio: solo l’ex ministro, nella giornata di ieri, in coincidenza con il quarantesimo e ultimo giorno a sua disposizione per il deposito di carte e documenti, dopo l’avviso di fine indagine, ha ritenuto di consegnare un memoriale per spiegare di non aver commesso nulla di illecito. Una ricostruzione dei fatti, quella di Scajola, che letta nell’ottica dei pm non sembra modificare quanto emerso dall’attività istruttoria.

Intanto Scajola, ospite ad Agorà su Raitre, ha dichiarato: “Di quella casa mi voglio assolutamente liberare e mi rimprovero di averla acquistata. L’ho messa tra le mie priorità. Quando mi sono dimesso non sono più entrato in quella casa, sono stato 6 mesi in albergo, ma ho continuato a pagare l’affitto e il condominio. Non la vivo, ci dormo solo una o due notti a settimana quando sono a Roma”.

“Non mi rimprovero di essermi dimesso subito, tra l’altro l’inchiesta della Procura di Perugia ha dimostrato la mia estraneità. Mi rimprovero – ha aggiunto l’ex ministro – invece delle dichiarazioni fatte subito dopo perché hanno contribuito a fare solo confusione. Mi rimprovero però di non aver seguito, come avrei dovuto fare, l’acquisto della casa. Ma per quella casa nessuno mi ha mai accusato di aver fatto qualcosa di storto. Spero – conclude – di poter andar via presto e che qualcuno se la prenda”.