Calabria/ Vincenzo La Torre, 22 anni, e Francesco Amato, 15 anni, vengono freddati da 4 colpi di pistola alla testa a Scilla. Dietro la morte dei due rom ci sarebbe la ‘ndrangheta

Pubblicato il 15 Luglio 2009 - 23:01 OLTRE 6 MESI FA

Molto probabilmente è l’ennesimo regolamento di conti della ‘ndrangheta nella piana di Gioiatauto. Ad essere stati freddati da quattro colpi alla nuca, due ciascuno, in una stradina isolata di Scilla, nel reggino, questa volta sono stati due giovani rom, Francesco Amato, di 15 anni e Vincenzo La Torre, di 22.

Entrambi residenti a Rosarno, grosso centro della Piana di Gioia Tauro ad una cinquantina di chilometri da Scilla, i giovani erano incensurati, ma La Torre era comunque conosciuto dalle forze dell’ordine.

Le indagini sono solo all’inizio, ma gli investigatori ritengono che si sia trattato di una vera e propria esecuzione
messa in atto da un sicario che con ogni probabilità ha teso ai due giovani un tranello. La Torre e Amato, a bordo della Fiat Panda del primo, nel pomeriggio hanno lasciato la statale 18 per arrivare sino al cancello dell’acquedotto comunale dove hanno parcheggiato l’auto, chiudendola e lasciando i fari accesi.

Quindi hanno percorso qualche metro per andare incontro al loro assassino che probabilmente era già sul posto ad attenderli, forse con la scusa di un chiarimento. Pochi istanti e poi sono partiti quattro colpi calibro 7.65 che non hanno lasciato scampo ai due giovani.

A scoprire i corpi, nel pomeriggio, è stato un passante che ha immediatamente avvertito i carabinieri. Sul posto sono giunti gli uomini del Reparto operativo di Reggio Calabria e della Compagnia di Villa San Giovanni che hanno subito iniziato gli accertamenti.

Ancora le indagini sono in una fase iniziale, ma tra le ipotesi seguite dagli investigatori c’è quella che i due ragazzi possano avere compiuto uno sgarro, magari inconsapevolmente, nei confronti di un affiliato a qualche cosca
della zona o ai componenti di una banda criminale. Per cercare di scoprirlo, i carabinieri stanno ricostruendo gli ultimi giorni di vita delle vittime ed il loro giro di conoscenze e frequentazioni.