Scuola, i precari che saranno prof: 80% senza laurea, concorso e mai insegnato

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 29 Agosto 2017 - 06:03 OLTRE 6 MESI FA
Scuola, i precari che saranno prof: 80% senza laurea, concorso e mai insegnato

Scuola, i precari che saranno prof: 80% senza laurea, concorso e mai insegnato (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Scuola, i precari che saranno prof: 80 per cento o giù di lì saranno prof senza avere mai conseguito una laurea, senza aver mai partecipato tanto meno vinto un pubblico concorso e senza aver mai insegnato, niente, neanche una supplenza.

Saranno prof perché un giorno lontano e antico si iscrissero o vennero iscritti alle Gae, altrimenti leggasi graduatorie ad esaurimento. E perché una politica complice e ignava, un sindacato corrivo e irresponsabile, una magistratura compiacente, di manica larga e molto ponzio pilatesca hanno decretato nei decenni che l’unica e vera competenza sufficienza per  andare in cattedra nelle scuole italiane è l’anzianità di…precariato.

Altrimenti detto, se stai nella Gae prima o poi, magari poi, sarai prof. Precisa, puntuale documentata inchiesta di Tuttoscuola ripresa da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Se stai nella Gae sarai prof. Magari tra dieci o venti anni ma sarai prof. Ci vorrà tempo perché per assorbire tutti i precari presenti nella graduatoria non bastano le scuole italiane del prossimo lustro. Ma il diritto a essere prof è lì, inviolabile. Sancito e rispettato da governi pigri e pavidi, partiti proni, sindacati corporativi, giudici (Tar soprattutto, come ti sbagli) gelosi custodi del formalismo che fa, guarda caso, consenso.

Saranno prima o poi prof (alcuni anche prima) anche quelli che “hanno studiato 13 anni e non 18, niente laurea, niente inglese, niente competenze digitali, mai concorso, mai neppure una supplenza. E magari non aprono un libro dal tempo del diploma. E magari hanno fatto per anni il commercialista o il postino, la contabile o la cuoca…”. Stella ricorda che un gruppo di deputati propose anni fa un accertamento anche minimo di competenze o un corso di formazione professionali prima di mandarli in cattedra. La reazione fu dura e indignata in nome ovviamente della “cultura non è merce” e non si “pesa e misura la libertà di insegnamento”.

Quanti sono quelli che in nome della Gae saranno prof anche se senza laurea, concorso e mai entrati una volta nella vita in un’aula scolastica a insegnare? Tuttoscuola valuta che a Roma il 79% degli iscritti Gae per la scuola d’infanzia risulta con zero punti di servizio, cioè mai insegnato. Peggio nelle scuole elementari: qui con zero punti iscritti in graduatoria il 91,8 per cento.

“Docenti per caso” li chiama Tuttoscuola. Per caso perché se andassero in cattedra non saprebbero insegnare. Ma non solo per caso. Anche per mal governo e mal costume sociale. Le liste dei precari, le graduatorie quando nacquero non erano una cattiva cosa. Si trattava di mettere ordine in una confusa corsa alla cattedra in tempi in cui di concorsi non se ne facevano. Il principio (discutibile ma pur sempre un principio) era: si faccia una graduatoria e si garantisca a chi è dentro prima o poi una cattedra. Solo che per funzionare secondo il suo principio le Gae dovevano essere chiuse e bloccate.

E invece ogni governo, partito e sindacato le ha riaperte e allargate a dismisura così che adesso dentro ci sono in si calcola più di duecentomila. Duecentomila che saranno prof (a meno ce non siano troppo vecchi quando arriverà la chiamata in cattedra) anche se niente laurea e neanche una supplenza e zero punti di servizio. Chi si aggiungeranno a quanti dei centomila sono andati a concorso a cattedra non riuscendo per un terzo abbondante a superare neanche gli esami di italiano e matematica minimi. Non si uccidono così anche le nazioni?