Il serial killer di Roma agiva per soldi o aiutava le sue vittime a morire?

Pubblicato il 18 Maggio 2010 - 20:37 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Rizzi, capo della squadra mobile di Roma

E’ ancora un mistero il motivo che ha spinto il serial killer di Roma a uccidere le sue vittime. Per soldi? Oppure le aiutava con la “dolce morte”, dato che le vittime sono tutte persone anziane e malate? Chi è e chi è stato Angelo Stazzi, prima di essere accusato ed arrestato nell’ottobre scorso, dopo otto anni, per l’omicidio di una ex collega con la quale, forse in passato, aveva avuto una relazione sentimentale? E’ davvero l’uomo che ha seminato morte per circa due anni approfittando del mestiere di infermiere che lo portava ad avere dimestichezza con siringhe, flebo e farmaci? Chi lo conosce lo racconta come una persona ‘indecifrabile’ ma anche incline alle lacrime.

Un uomo nato il 25 dicembre e che, per certi versi, si sarebbe sentito ‘molto vicino a Dio’. Dunque col potere di dare vita o morte. Un sentimento questo che ora potrebbe proiettare su di lui una luce diversa. Una luce macabra. Ma alcuni accertamenti farebbero pensare che Stazzi avrebbero ucciso almeno sette anziani, tutti con siringhe con dosi eccessive di insulina, per riscuotere laute mance dalle agenzie di pompe funebri. La maggior parte delle morti sarebbero avvenute in una clinica di Guidonia.

Gli investigatori della sezione Cold Case romana ne stanno tracciando il profilo psicologico, cioé quella che in gergo viene definita ‘profiling’, l’analisi comportamentale praticata con fini investigativi. E riannodando tutti i casi presi in esame, casi che stavano od erano archiviati come morti naturali, sembra si siano fatti l’idea che l’ex infermiere sarebbe un criminale seriale che avrebbe agito seguendo ogni volta impulsi di varia natura. In alcuni casi potrebbe avere ucciso pensando di porre fine alla sofferenza della vittima. Quello che adesso si dovrà stabilire è, nel caso Stazzi verrà indagato per gli omicidi di sette anziani tutti malati, abbia agito in preda ad una sorta di delirio che lo faceva somigliare ad un angelo della morte o per altri fini ancora non emersi dalle indagini.