Severino Antinori, donna: “Mi promise 1000€ per miei ovuli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2016 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA
Severino Antinori, parla vittima. Dentro la clinica "delle modelle"

Severino Antinori

ROMA – Sottoposta a bombardamenti ormonali, continue iniezioni e visite ginecologiche, finché non le hanno “rubato” gli ovuli. Parla in un’intervista a Repubblica una delle prime ragazze che ha denunciato il ginecologo Severino Antinori, facendolo arrestare dopo aver scoperto quello che racconta come un furto in un clima di violenza vera e propria.

La ragazza, 22 anni, accento brasiliano, ha raccontato come è entrata in contatto con la clinica Matris, gestita da Antinori e da sempre famosa per essere riuscita a portare a termine gravidanze ritenute impossibili, o di certo complesse nel rispetto delle leggi italiane. In Italia infatti è vietata la vendita di ovuli, ne è concessa solo la donazione, il che rende più difficile reperirli.

La soluzione di Antinori quindi sarebbe stata quella di acquistare gli ovuli da giovanissime ragazze, in cambio di denaro e favori di vario genere. Lo racconta Maria (nome di fantasia della ragazza) che, in difficoltà economiche perché disoccupata e con un affitto da pagare, dice di essere stata avvicinata dalla sua amica Barbara, che già lavorava nella clinica Matris.

Il contatto è stato l’annuncio di una casa pubblicato da Barbara, un alloggio che Maria non si sarebbe mai potuta permettere finché l’altra non le ha proposto un aiuto. La proposta era quella di vendere i suoi ovuli per mille euro a ogni prelievo. Se portava un’amica, avrebbe guadagnato altri 500 euro.

Maria ha quindi venduto la prima volta ed è stata pagata. Si è sottoposta a un secondo ciclo di cure ormonali, ma al suo risveglio, dopo l’intervento: “mi hanno detto che avevano trovato solo acqua. Ma gli ovuli tre giorni prima si vedevano dall’ecografia. Non volevano pagarmi”.

Maria dimostra di avere una discreta memoria storica sulla clinica Matris di Antinori e ne racconta il declino degli ultimi tempi: “Quando ho accettato di diventare donatrice, c’erano medici ed esperti di fecondazione alla Matris. Non li ho più trovati lì. Se ne sono andati quasi tutti – ha aggiunto – In compenso il centro si è popolato di ragazze bellissime, vestite da infermiere, che hanno iniziato a lavorare alla Matris. Giovani come le mie coetanee che portavo a Barbara”.