Silvio Fanella, chi era il cassiere di Mokbel ucciso a Roma FOTO VIDEO

di Gianluca Pace
Pubblicato il 3 Luglio 2014 - 12:23 OLTRE 6 MESI FA
Via Gandolfi, la zona dell'agguato

Via Gandolfi, la zona dell’agguato

ROMA – Stava scontando ai domiciliari una condanna a 9 anni per il maxi riciclaggio Telecom Italia Sparkle-Fastweb Silvio Fanella, 41 anni, ucciso oggi, giovedì 3 luglio in via Gandolfi 19, zona Camilluccia da un commando armato.

Fanella era considerato il cassiere di Gennaro Mokbel, l’uomo nero di Finmeccanica, “amico di uomini della banda della Magliana e del nero Massimo Carminati” (Lirio Abbate, L’Espresso), condannato a 15 anni in primo grado ma adesso agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute.

Era Fanella, secondo l’accusa, l’uomo deputato a gestire la contabilità finanziaria della presunta organizzazione criminale. Fanella si sarebbe dovuto recare al funerale di uno dei suoi avvocati che si è tolto la vita nei giorni scorsi.

Fanella – che diversi mesi fa aveva già subito un tentativo di sequestro, come riporta l’Adnkronos – aveva scelto l’appartamento della cugina, in via Gandolfi, Roma Nord, per scontare la pena ai domiciliari. Qui oggi, verso le 9, si è presentato un vero e proprio commando di sicari.

Fanella, colpito al petto diverse volte è morto sul colpo ma prima avrebbe avuto il tempo di rispondere al fuoco ferendo uno degli aggressori. 

Sul marciapiede di fronte alla palazzina, dove sono in corso i rilievi, c’è una lunga traccia di sangue.

Sul posto è intervenuta la polizia chiamata da un inquilino del palazzo che ha raccontato di aver sentito urla di donna e tre spari.

Gli altri due uomini del commando sono stati visti scappare a bordo di un’auto.  L’auto della fuga (risultata rubata) una Croma grigio metallizzato, è stata ritrovata non lontano dalla zona. La Croma è stata ritrovata un’ora e mezzo dopo l’agguato, in via Premuda.

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Fanella, nel processo Sparkle-Fastweb era accusato di aver “organizzato, diretto e controllato, assieme ad altri – si legge nel capo di imputazione – il materiale trasferimento delle somme indebitamente sottratte all’erario e il relativo reinvestimento in attività lecite ed illecite”.

E ancora: “Controllo delle attività investigative in atto, l’assistenza alle famiglie degli associati che si erano allontanati dal territorio nazionale, l’intestazione fittizia di bene riferibili all’associazione in Italia e all’estero, la movimentazione di somme e preziosi in Italia e all’estero e il rientro nel nostro Paese dei capitali illecitamente acquisiti, ai fini del loro reinvestimento e in particolare ai fini dell’acquisto di immobili, attività commerciali, preziosi e altri beni”. Fanella, assieme a Mokbel, secondo l’accusa, aveva “costituito alcune società in alcuni paesi appartenenti alla ‘black list’, impartendo direttive mediante ordini trasmessi per via telematica, inviando emissari all’estero, gestendo di fatto la collocazione e la distribuzione dei capitali illecitamente acquisiti”.

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Il tentativo di sequestro.

Alcuni mesi fa Silvio Fanella finì nel mirino di un clan lucano di Melfi per punirlo di avere sottratto soldi all’organizzazione. È quanto sarebbe emerso da un’inchiesta della Procura di Potenza su alcuni soggetti vicina al clan melfitano dei Cassotta. Secondo le indagini tre giovani lucani erano stati reclutati da un componente del clan, conosciuto nel carcere di Frosinone, per compiere il rapimento di Fanella sospettato di aver fatto sparire i soldi del gruppo.

Il video del Messaggero:

(foto LaPresse)