Simonetta Cesaroni, via Poma: Raniero Busco colpevole o innocente? Sentenza dirà

di Igor Patruno
Pubblicato il 26 Febbraio 2014 - 17:04 OLTRE 6 MESI FA
Simonetta Cesaroni, via Poma: Raniero Busco colpevole o innocente? Sentenza dirà

Simonetta Cesaroni (foto Lapresse)

ROMA – I giudici della Corte di Cassazione hanno iniziato, alle 13,45 di mercoledì 26, ad esaminare il ricorso presentato dal procuratore Alberto Cozzella nel quale ha chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione di Raniero Busco per l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Secondo quanto trapela dal Palazzaccio, entro la sera dovremmo avere la decisione.

Il giorno in cui Ilaria Calò, Pubblico Ministero in Corte d’Assise, chiese l’ergastolo per l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, era inverno e il cielo sopra l’aula bunker di Rebibbia attraversato da nubi oscure.

La ricostruzione era stata lunga e meticolosa. Per lei le due testimoni a sostegno dell’alibi dell’imputato avevano mentito; gli amici della coppia, invece, avrebbero “edulcorato” la verità sul rapporto tra i due fidanzati per non aggravarne la posizione; Busco, infine, avrebbe detto il falso su tutto.

Poi aveva ripercorso i risultati delle perizie, inserendo nella narrazione dell’omicidio la scena del morso rabbioso al capezzolo della ragazza e motivando quel gesto con il movente sessuale. Tanto è bastato alla giuria popolare per formulare una condanna a 24 anni di carcere.

Tuttavia quella ricostruzione resta fondata su una serie di ipotesi e lascia troppe domande senza risposta. Perché il 7 agosto Simonetta Cesaroni arrivò nella sede degli Ostelli della Gioventù più tardi del solito, nonostante avesse da concludere tassativamente un lavoro entro quel giorno? Perché Pietrino Vanacore, il portiere poi morto suicida, se davvero aveva scoperto, prima di tutti gli altri, il corpo di Simonetta riverso sul pavimento, invece di chiamare subito la polizia, avrebbe cercato, il presidente degli Ostelli, il capufficio della sede romana e il datore di lavoro della ragazza? Perché qualcuno ha pulito il sangue attorno al corpo della vittima, lasciando sul pavimento striature violacee?

Sulle ipotesi non si possono costruire certezze. La sentenza d’Appello ha ribaltato tutto. Per i nuovi periti non c’è stato nessun morso e le perizie della Procura appaiono fondate su presupposti non dimostrabili. Così la condanna viene annullata.

Ho seguito le udienze del processo a questo ragazzo di periferia, ormai uomo fatto con due figli, sia in primo che in secondo grado, ed ho avvertito una distanza enorme tra la verità processuale e quella, drammatica e cruda, delle ultime ore di vita di Simonetta.

Ogni volta che penso a via Poma e ai tanti presunti colpevoli coinvolti nel vortice delle inchieste, mi viene in mente quanto ha scritto Edoardo Montolli a proposito dell’omicidio di Simonetta Cesaroni nel suo libro “Il caso Genchi”.

“Ora, va da sé, mi ritengo enormemente fortunato a non essere mai entrato nella lista dei sospettati. Perché, leggendo di tutte queste svolte sui giornali, delle quali poi non si sa più nulla, probabilmente non ci dormirei la notte”.