Siria, attentati Isis ad Homs e Damasco. Site: “180 morti”

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Febbraio 2016 - 20:03 OLTRE 6 MESI FA

DAMASCO – Quattro bombe a Damasco, doppio attacco a Homs. In Siria è giorno di stragi in zone controllate dal governo di Assad. Ancora incerto il bilancio degli attentati: secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani le vittime sarebbero 119 in tutto, 57 ad Homs e 62 a nella capitale. Per Rita Katz del Site, il gruppo di intelligence che monitora i siti jihadisti sul web, invece i morti sono almeno 180 e i feriti 200.

Secondo quanto riferito dal network di propaganda jihadista Amaq, l’Isis ha rivendicato entrambe le stragi.

Le esplosioni di Damasco sono avvenute nel quartiere meridionale Sayeda Zeinab, dove si trova un importante santuario sciita con la tomba di Zaynab, la nipote di Maometto. La zona, che si dice sia difesa dai guerriglieri di Hezbollah, è stata colpita più volte da attentati, l’ultimo il mese scorso che ha ucciso 45 persone e ne ha ferite altre 100. 

Gli attentati di Homs sono avvenuti nel quartiere filogovernativo di Zahraa, obiettivo anche in passato di attacchi di questo tipo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la prima esplosione è stata causata da un’autobomba, mentre per la seconda non è chiaro se si sia trattato di un kamikaze o di un’altra autobomba. Per gli attivisti, si tratta del peggior attentato avvenuto all’interno di una zona sotto il controllo del governo nei cinque anni di guerra civile.

L’emittente di Hezbollah’s Al-Manar afferma che due delle 4 esplosioni a Damasco sono avvenute vicino all’ospedale sciita al-Sadr.

Proprio oggi, domenica 21 febbraio, il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry ha reso noto con un comunicato che è stato raggiunto un “accordo di principio provvisorio” su un cessate il fuoco in Siria con il suo omologo russo Sergei Lavrov. Mentre in un’intervista a El Pais, Bashar al Assad pone delle specifiche condizioni all’entrare in vigore della tregua, specificando che non “permetta di guadagnare terreno ai terroristi”, termine in cui il regime inserisce anche gruppi ribelli filo occidentali.