Stefano Cucchi: 3 lesioni. Possono essere sia da “botte” sia da caduta

Pubblicato il 19 Dicembre 2012 - 20:06 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Cucchi (foto da Facebook)

ROMA – Sul corpo di Stefano Cucchi c’erano 3 lesioni, anzi tecnicamente 3 “poli d’urto” (così li definiscono i periti). Precisamente sono: una frattura nella zona sacrale e due lesioni al capo. Questa è l’unica cosa certa, dicono i periti. Cosa diversa è indicare modalità e causa di quelle lesioni. Così i periti incaricati dalla Corte d’assise – davanti alla quale è in corso il processo che vede imputati sei medici, tre infermieri e tre poliziotti penitenziari – hanno focalizzato l’esito dei loro accertamenti. Il giovane fu arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e poi morì una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.

”La letteratura si è spesa tantissimo per collegare i poli d’urto come quelli riscontrati a cause accidentali o non accidentali – hanno sostenuto i periti – Le dinamiche prospettabili possono essere multiple; ma non siamo in grado di dare una ricostruzione dinamica al caso”.

In definitiva: il quadro traumatico riscontrato si accorda sia con un’aggressione sia con una caduta accidentale, senza elementi tali da far propendere per l’una o per l’altra. E’ stata ‘tecnica’ l’illustrazione della perizia (l’esame dei tecnici non si è concluso; riprenderà a metà gennaio).

Si è partiti con i riferimenti al momento della morte di Cucchi, fino ad arrivare alla magrezza del giovane (”siamo stati subito colpiti da questa cosa”, hanno detto) e all’esame delle lesioni riscontrate sul corpo.

Il messaggio è chiaro: ”L’ipotesi unica possibile è la morte per malnutrizione, una sindrome poco frequente nei trattati medico-legali recenti; è citata in quelli più datati giacché in passato, per motivi di guerre e carestie, c’era un numero elevato di casi del genere”.

Per i periti, quindi, discutere se la causa della morte di Cucchi fu un disturbo del ritmo cardiaco o un disturbo della funzionalità cerebrale ”è inutile”. Poi, l’argomento trattato è stato quello delle lesioni. In questo caso, per i periti, nella zona lombare (sulla quale tanto si è occupata il processo) non ci sono fratture recenti, ma un’ernia e gli esiti di una frattura del 2003; solo una lesione ”dimostratamente post mortale da attribuirsi alle manovre durante la seconda autopsia”.

C’è invece una frattura alla zona sacrale ”recente, composta, che non ha portato alcun risentimento di tipo neurologico”.