Stefano Fumarulo, morto a 38 anni consigliere di Emiliano e simbolo della lotta Antimafia a Bari

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 13 Aprile 2017 - 13:05| Aggiornato il 14 Aprile 2017 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Fumarulo, morto a 38 anni consigliere di Emiliano e simbolo della lotta Antimafia a Bari

Stefano Fumarulo, morto a 38 anni consigliere di Emiliano e simbolo della lotta Antimafia a Bari (foto Ansa)

ROMA – Si è spento ieri sera all’età di 38 anni, a causa di un aneurisma, Stefano Fumarulo, dirigente della Sezione sicurezza del cittadino, politiche per le migrazioni e antimafia sociale della Regione Puglia. Fumarulo, già consulente della Commissione parlamentare antimafia, lavorava al fianco di Michele Emiliano da quando questi era sindaco di Bari. Nel 2007 fu nominato responsabile dell’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune del capoluogo pugliese.

Questo è quello che scrive l’agenzia Ansa, che condensa in poche righe (è il suo lavoro) chi era Stefano Fumarulo, considerando la sua attività professionale pubblica. Ma chi ha conosciuto Stefano non può non collegare questo aspetto con quello privato. Stefano era una persona estremamente rigorosa sul lavoro, quanto piacevole nel privato. Sarcastico più che ironico, aveva un senso per la battuta arguta. Uno humour anglo-barese, sempre composto ma con punte di veracità (mai sguaiata, come la baresità ti porta spesso ad essere). Una persona aperta e versatile, capace di andare all’Antimafia a Roma e subito dopo a Frosinone a vedere una anonima partita di serie B (la Bari è sempre la Bari). Oppure di mandare la formazione del fantacalcio anche se impegnato nel tour con Emiliano (perché l’impegno preso a inizio campionato va rispettato).

Chi ha lavorato con Stefano (e io, anche se solo per pochi mesi, ho avuto questo privilegio) ne apprezzava la serietà e la lungimiranza, quella capacità di immaginare come la realtà potesse essere migliorata con interventi concreti, non solo coi buoni propositi. La lotta non repressiva alla criminalità, nel suo piccolo, è stata una rivoluzione per la Bari del nuovo millennio. Ha aperto le realtà più difficili della città alla “Bari bene”, alla Bari borghese. E ha aperto un mondo davanti agli occhi di realtà che fino ad allora erano rimaste emarginate e reiettate dai “benpensanti”. E se l’Agenzia ha funzionato il perché è nel lavoro certosino e capillare, svolto giorno dopo giorno, da dirigenti preparati come Stefano che si “sporcavano le mani” gomito a gomito con chi in quella frontiera vi combatte ogni giorno.

Non è un caso che l’Agenzia sia stata il fiore all’occhiello dell’amministrazione Emiliano, che (aldilà delle considerazioni politiche di oggi) da magistrato antimafia sapeva bene quanto bisognasse partire dalla strada per cambiare la mentalità di una città che dal punto di vista della legalità è sempre stata border line (chi è cresciuto a Bari prima del nuovo millennio sa cosa vuol dire oltrepassare il “confine” di Corso Vittorio Emanuele). Ed è grazie a persone come Stefano se oggi quei propositi si sono tradotti in vittorie concrete.